Vivono nelle vicinanze di ciò che resta della centrale nucleare e dopo anni di costante esposizione a bassi livelli di radiazioni uno studio sta esaminando la loro mutazione genetica
A distanza di 37 anni dal più grande disastro nucleare mai avvenuto sul nostro pianeta, un gruppo di scienziati sta studiando centinaia di esemplari di cani, oramai geneticamente diversi dal resto della specie, perché nati e cresciuti dopo il terribile incidente, che tuttora vivono intorno all’area contaminata.
Il 26 aprile 1986 un’esplosione e un incendio alla centrale elettrica ucraina di Chernobyl provocarono la fuoriuscita di ricadute radioattive nell’atmosfera, causando la morte di trenta lavoratori. Il disastro è ritenuto il più grave incidente della storia dell’energia nucleare. Si stima che il bilancio delle vittime a lungo termine per avvelenamento da radiazioni alla fine ammonti a migliaia.
Un disastro che non avrà mai fine
Nei giorni successivi a quella maledetta notte dell’esplosione del reattore nucleare di Prypjat, poco distante da Chernobyl, nell’allora Russia ora Ucraina, l’intera popolazione della zona nel raggio di centinaia di chilometri fu evacuata, per non fare mai ritorno in quella che rimarrà una zona contaminata e quindi off-limits a ogni essere umano, per centinaia di anni. Per ogni essere umano, ma non per alcune specie di animali. Infatti, anche se all’epoca fu dato l’ordine dalle autorità russe di abbattere qualsiasi specie di animale che si aggirasse nella zona per evitare contaminazioni pericolose.
Molte specie di cani sfuggirono ai soldati e incredibilmente, a distanza di così tanti anni, si sono anche riprodotte e vivono allo stato brado nei dintorni della centrale nucleare. Prosperando per decenni sotto radiazioni estreme, gli animali e i cani radioattivi di Chernobyl sono diventati quindi un singolare esperimento di vita al limite: cosa significa vivere e riprodursi in uno degli ambienti più ostili che si possano immaginare. Un team di ricercatori americani, proprio per questo motivo, li sta studiando per capire come siano riusciti a sopravvivere.
Questi animali potrebbero insegnarci qualcosa, motivo per cui, dopo aver lavorato a lungo sulla genetica e sulla distribuzione dei cani randagi a Chernobyl e nell’area adiacente, i ricercatori del National Institutes of Health e dell’Università della Carolina del Sud hanno pubblicato i loro primi risultati nell’ultima edizione della famosa rivista Science Advances. “Abbiamo avuto questa occasione d’oro che getta le basi per rispondere a una domanda cruciale: “Come sopravvivi in un ambiente ostile come questo per 15 generazioni?”, ha dichiarato una delle autrici dello studio, questi animali, infatti, potrebbero “fornire uno strumento incredibile per esaminare gli impatti di questo tipo di ambiente”, dove la vita è impossibile per l’essere umano.
Il gruppo di ricercatori, in questi anni, ha prelevato il sangue da 302 cani. Alcuni degli animali vivono nella centrale elettrica di Chernobyl, altri a circa 15 chilometri, altri ancora a circa 45 chilometri di distanza. La maggior parte dei cani esaminati sembra discendere da animali domestici che i residenti sono stati costretti a lasciare quando hanno evacuato l’area. Lo studio potrebbe anche rivelare i modi in cui questi animali si sono adattati, selezionando nel corso delle generazioni i geni che conferiscono resistenza alle radiazioni e agli altri fattori di stress. In futuro, gli scienziati potrebbero utilizzare quelle informazioni genetiche per costruire terapie o dispositivi di protezione che imitano quegli adattamenti, aiutando ad esempio gli operai delle centrali nucleari, o addirittura proteggendo gli astronauti in missione spaziale.