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Curiosità

‘Infoalbania – I media albanesi dal XX secolo a oggi’, la recensione

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Arianna Di Pasquale

Articolo a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo. “Infoalbania – I media albanesi dal XX secolo a oggi” edito da Besa Edizioni è un bellissimo progetto editoriale firmato Elena Pagani.

È un vendita in tutte le librerie a 12,00 euro. In 70 pagine traccia un percorso che è un pezzo di vita. Com’è nato il “telegiornalismo” in Albania? Che sviluppo ha avuto durante il regime comunista di Enver Hoxha? Ecco alcune delle domande a cui l’autrice cerca di dare risposta. Il volume affronta la storia della nascita e dell’evoluzione dell’informazione televisiva facendo una panoramica dei rapporti tra la comunicazione dei mass media e la politica albanese, sia nel lungo periodo del regime comunista, che durante la successiva democratizzazione. L’indagine si concentra sulla realtà storica dell’Albania dagli inizi del Novecento ai giorni nostri, evidenziando lo stretto rapporto con l’Italia e l’influenza della RAI nella formazione della tv pubblica locale. Se ai tempi del regime si doveva fare i conti con un’informazione imbavagliata e costretta a trasformarsi in propaganda di partito, anche nella successiva fase di transizione verso la democrazia non si registrano considerevoli miglioramenti. Le numerose emittenti televisive nate negli anni non sembrano infatti garantire un’adeguata qualità informativa: basti pensare che la classifica di Reporters Without Borders colloca l’Albania all’82° posto per la libertà d’espressione dei media. Elena Pagani, nata nel 1987, laureata in Diritti dell’Uomo ed Etica della Cooperazione Internazionale alla storia del Paese adriatico ha dedicato il suo libro d’esordio, “Dove i bunker diventano coccinelle”, pubblicato da Besa editrice nel 2015. In quattro capitoli la scrittrice mette in luce il suo punto di vista basandosi ovviamente su fondamenta basilari. Tra pressioni politiche e capitalismo selvaggio, fare informazione in Albania è un mestiere difficile. Lo racconta il finlandese Axel Kronholm che alla libertà di stampa nel Paese ha dedicato la sua tesi di laurea.

Elena Pagani – Notizie.com

I giornalisti e i mezzi di comunicazione in Albania fanno fronte a una costante pressione da parte del governo e delle imprese – spesso questi due elementi non sono così facili da separare – in modo che possiamo certamente definire “rilevante”. A pagina 11 la scrittrice pone l’accento su un pensiero: “l’Albania, che dista appena ottanta chilometri dalle coste pugliesi, è un Paese democraticamente giovane, riferendosi al quale il giornalista Antonio Caiazza afferma: “il Paese più strano tra i Paesi comunisti è oggi il più anomalo tra quelli ex-comunisti”. Il destino dell’Albania l’ha portata a essere sempre al centro d’interessi contrastanti, in bilico fra lotte interne e conquiste esterne”.

Il Partito comunista guidato da Enver Hoxha s’impadronì di ogni forma d’informazione e comunicazione, assegnando ai media il compito di mobilitare la massa, affinché supportasse e partecipasse all’affermazione dei programmi decisi dal regime: i piani economici, la politica anti-religiosa innanzitutto. Per coinvolgere la sensibilità della gente, la maggior parte dei messaggi avevano un contenuto fortemente nazionalista, evocavano sentimenti di lealtà e orgoglio nazionale, associati all’indipendenza dell’Albania. La televisione fu sicuramente uno degli organi più importanti: TVSH, Televizioni Publik Shqiptarë, la televisione pubblica albanese, fece il suo esordio nel 1975, grazie a uno dei direttori di Radio Tirana, Petro Kito, ma la data ufficiale della prima trasmissione televisiva risale a quindici anni prima con una giovanissima speaker, Stoli Beli, primo volto dello schermo televisivo albanese. Avo dell’attuale TVSH, il Centro Televisivo Sperimentale era il luogo della sperimentazione dei primi programmi televisivi e dei primi telegiornali. Fu sempre Petro Kito a dirigerlo e a decidere l’introduzione dei notiziari nel misero palinsesto. Inizialmente il telegiornale, chiamato “lajme,” che significa “notizia”, veniva mandato in onda solamente due volte a settimana,; questo a causa dellla scarsa copertura del segnale, gli eccessivi controlli da parte del Partito e l’esigua diffusione degli apparecchi televisivi, concentrati tutti nella capitale. La prima edizione di “Notizie” andò in onda il 13 marzo del 1963, alle ore 19.00. Il notiziario apparve sullo schermo con il nome Revista Televizive, ovvero rivista televisiva. In effetti si trattava semplicemente della lettura delle veline da parte di uno speaker.

Infoalbania – I media albanesi dal XX secolo a oggi – Notizie.com

Lo studio di registrazione, controllato da guardia armata, consisteva in una sala di 5 metri per 5, con le pareti azzurre, un tavolino e uno sgabello. I microfoni, del marchio Neuman, erano di ottima qualità, come gli apparecchi per la registrazione e l’emissione del segnale, provenienti dalla Repubblica della Germania dell’Est. Le notizie, lette nell’arco di 25 minuti, riguardavano anzitutto le opere realizzate dal Partito, con un piccolo spazio dedicato alle novità estere, chiamate bollettino giallo. La censura e il controllo agivano in maniera capillare. In questo clima in cui era impossibile dividere lo sviluppo del telegiornale dal contesto politico, si formarono le prime professionalità, che guardavano al telegiornale della RAI e ai suoi professionisti con ammirazione, prendendoli come maestri e modelli da seguire. La lotta da parte del Partito all’emittente italiana non tardò ad acutizzarsi, ma la popolazione aveva ormai individuato nei suoi programmi una finestra su un mondo tenuto nascosto, un simbolo di libertà e democrazia. È con la transizione democratica dei primi anni Novanta che in Albania si registra un vero e proprio boom di televisioni e giornali, al punto che attualmente si possono contare 85 stazioni televisive e 45 radiofoniche, ovvero la più alta concentrazione al mondo di emittenti. Primato che fa riflettere perché la “feticizzazione” della tecnologia non va però di pari passo con la qualità informativa. L’informazione dei Tg si basa ancora su affari politici, scandali e aspetti economici, identificando nella politica e nell’economia i maggiori azionisti delle emittenti televisive albanesi. Occorrono ancora degli importanti cambiamenti, ma soprattutto si assiste alla necessità di regolamentazioni adeguate e professionisti competenti, formati, portavoce di una cittadinanza, dei suoi bisogni e necessità. Televisione, riviste e giornali sono gestiti da società sia statali che a scopo di lucro che dipendono dalla pubblicità, dall’abbonamento e da altri ricavi relativi alle vendite. La Costituzione garantisce libertà di parola. I media albanesi sono abbastanza diversificati, anche se politicizzati e spesso influenzati da interessi economici e politici. A pagina 56 e 57 del libro edito da Besa, la Pagani sottolinea la forte influenza che Rai e Mediaset hanno avuto sul popolo albanese, che riconosce i volti noti nostri connazionali. Già il regime comunista dopo il bando della nostra lingua nei primi anni del dopoguerra, aveva cominciato a trasmettere musica italiana tramite Radio Tirana – le prime canzoni furono di Claudio Villa – e dagli anni ’70 aveva ripreso progetti RAI ritrasmettendoli sottotitolati e addirittura trasmetteva il tg di RAI 1 oscurando pero’ i servizi che riguardavano il Papa e l’Albania. Ma e’ con la caduta del regime comunista agli inizi degli anni 90 che le televisioni italiane hanno potuto dilagare in Albania.
Per un decennio sono stati ristrasmessi i segnali delle tre reti RAI e Mediaset, mentre l’emittente pugliese Telenorba – il cui segnale era visibile in buona parte del territorio – decideva di aprire un proprio canale in Albania.

Elena Pagani – Notizie.com

La tv rappresenta oggi, la più potente forma di manipolazione mentale della storia? Ha finito per assumere un ruolo dominante all’interno della vita delle persone? Ci impedisce di pensare e riflettere in maniera autonoma e indipendente sul mondo, sulla vita e noi stessi?Non è facile rispondere a queste domande: ma fermiamoci un attimo a riflettere su come sarebbe la nostra vita senza tv?Tutti si lamentano dello stato di degrado nel quale sopravvive, ormai da tantissimo tempo. Pochissime le critiche positive e tante le negative, a volte ben meritate, per tutto il ciarpame che dilaga su ogni canale, ma dobbiamo smettere di credere che lo slogan più adatto alla Tv sia: ” Spegnete la televisione e accendete il cervello”. Perché tutto dipende dal singolo individuo.E’ un discorso complesso, certo, perché non tutti godono di una una completa autonomia ed il rischio, sempre più frequente, è che la tv sia l’unica fonte di comprensione della realtà, mentre è, invece, solo una delle sue forme: a volte fedele, altre meno, ma non l’oracolo da cui tutte le menti dipendono, lasciandosene docilmente plagiare. La tv ha sempre ricoperto il ruolo di “informatrice”, permettendo alle persone di cultura medio-bassa di accrescere le proprie conoscenze e imparare. Oggi invece alcuni telegiornali sembrano aver perso di vista il loro ruolo, quello di informare. Vi invito a comprare e leggere “InfoAlbania. I media albanesi dal XX secolo a oggi” inserito nella collana Entropie 83 dalla Besa perché vi permetterà di avere un quadro completo su quanto accaduto in una nazione a noi vicinissima.

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Arianna Di Pasquale