L’attrice non ricorda con grande entusiasmo sul set di una delle saghe più seguite al mondo: ecco i racconti
Classe 1985, Keira Knightley è originaria di Teddington, in Inghilterra. E’ tra i volti più amati di Hollywood, nota principalmente per aver indossato i panni di Elizabeth Swann nella pellicola de I pirati dei Caraibi e per essere quindi la donna amata da Orlando Bloom. A soli 9 anni compare per la prima volta in tv nel film A Village Affair e si è consacrata definitivamente a 17 anni nella saga, composta da cinque film, che si è espansa in fumetti, romanzi e altri media che ha come protagonista il pirata Jack Sparrow.
Keira Knightley, tra poco in Lo strangolatore di Boston, ha interpretato Elizabeth Swann in La maledizione della prima luna (2003), Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma (2006) e Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo (2007), più un cammeo in Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar (2017). A questa parte deve il suo successo, ma questa interpretazione non è stata così semplice.
Parlando con Harper’s Bazaar U.K, la Knightley ha ripercorso la sua carriera parlando delle difficoltà incontrate al personaggio interpretato nei primi 3 film della saga: “Elizabeth Swann era l’oggetto della lussuria di tutti. Non che non abbia molti conflitti in lei. Ma è stato interessante passare dall’essere davvero un maschiaccio a essere proiettata come esattamente l’opposto. Mi sono sentito molto limitata. Molto bloccata. Quindi i ruoli successivi hanno riguardato il tentativo di uscirne… non avevo idea di come articolarlo. Mi sembrava davvero di essere imprigionata in una cosa che non capivo”.
“Sono stata incredibilmente dura con me stessa – prosegue l’attrice -. Non sono mai stata abbastanza brava. Ero assolutamente risoluta, ambiziosa, motivata. Ho sempre cercato di migliorare sempre di più, il che è un modo estenuante di vivere la vita. Estenuante. Sono in soggezione rispetto alla me stessa di quando avevo 22 anni, perché mi piacerebbe avere un po’ di più della sua forza. Ed è solo non essendo più così che mi rendo conto di quanto sia stato straordinario. Ma ha avuto un costo: il burnout“. (La sindrome da burn-out dipende dalla risposta individuale ad una situazione professionale percepita come logorante dal punto di vista psicofisico).