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Sport

Clamoroso, un allenatore di serie A dice basta: “Ora mi godrò le nipotine al parco giochi”

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Mauro Simoncelli

Dopo aver allenato per molti anni, dalla serie minori fino alla serie A, la Nazionale italiana a un mondiale per poi rientrare nel giro delle squadre di club e provare anche l’esperienza all’estero, ora ha detto stop, questo calcio non fa più per lui

L’ex allenatore di Lecce, Verona, Parma, Fiorentina e della Nazionale italiana, Cesare Prandelli, durante un’intervista radiofonica sulle reti Rai, ha dichiarato di voler smettere di allenare, nonostante continuino ad arrivare proposte per farlo tornare a sedere su una panchina. Dopo una carriera lunghissima e qualche soddisfazione in meno di quelle forse meritate, il tecnico di Orzinuovi ha confessato che questo calcio non fa più per lui e preferisce godersi i piaceri della vita e il conforto della famiglia.

Un allenatore di Serie A ha detto basta – Notizie.com –

Cesare Prandelli nella sua carriera da calciatore ha giocato in tre squadre: Cremonese, Atalanta e Juventus, squadra con cui ha vinto tre scudetti, una Coppa Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa UEFA. Ha poi allenato per 5 stagioni la Fiorentina dalla stagione 2005-2006 al 2010, anno in cui è diventato commissario tecnico della Nazionale italiana, con la quale è stato finalista al Campionato europeo di calcio 2012 e ha raggiunto il terzo posto alla Confederations Cup 2013.

La mente ha detto basta

A 65 anni, Cesare Prandelli ha annunciato la sua decisone di dire basta con il ruolo da allenatore. L’ultima esperienza in panchina dell’ex giocatore e allenatore dell’Atalanta e della Juventus è stata alla guida della Fiorentina, quando nel 2020 prese il posto dell’esonerato Giuseppe Iachini prima di lasciarlo a sua volta il 23 marzo 2021, all’indomani della la sconfitta casalinga per 2-3 contro il Milan, rassegnando le dimissioni per motivi personali. Prandelli è stato un allenatore che molto probabilmente non è riuscito a vincere quello che realmente meritava la sua bravura e la sua competenza. Ha avuto comunque il grande merito di sedersi su panchine prestigiose in Italia e poi anche all’estero nella seconda parte della carriera, quella successiva all’addio della Nazionale.

Forse la parentesi azzurra per l’allenatore di Orzinuovi è stata quella che ha lasciato più l’amaro in bocca al tecnico. Un secondo posto agli Europei, manifestazione sempre avara di soddisfazioni per la nostra Nazionale, dietro la Spagna all’epoca praticamente invincibile, non apprezzato e valorizzato dai media come forse meritava e una partecipazione in chiaroscuro alla fase finale del successivo mondiale in Sud Africa vista la doppia consecutiva assenza dagli ultimi due dell’Italia.

Cesare Prandelli ha guidato l’Italia ad un Europeo e ad un Mondiale – Notizie.com –

Un allenatore gentiluomo

Un tecnico moderno, preparato, che faceva giocare bene le sue squadre, un allenatore forse troppo gentiluomo forgiato da momenti davvero difficili nella vita privata. Ora a 65 anni, dopo un anno fuori dal giro, la consapevolezza che quella fiamma della passione che ardeva dentro da tanti, forse troppi anni, si è spenta. E la confessione nell’intervista radiofonica durante il programma Radio Anch’Io Sport su Radio1 non ha fatto altro che ribadirlo. “Un po’ di richieste arrivano sempre, ma al momento la panchina che sto sognando è quella in un parco con i miei nipotini per godermi la vita con loro. Basta allenare“, si è lasciato andare l’ex tecnico tra l’altro di Atalanta e Fiorentina, “La passione rimane, una grande passione. Sto molto bene, tutto il resto passa”.

Si è concesso un’ultima battuta sulla Nazionale, che fa capire il grande rammarico per quello che poteva essere, ma che purtroppo non è stato “Sembra di essere nel 2010, sono sempre gli stessi argomenti. Bisogna capire cosa può fare una Federazione, ricordo che alcuni progetti che avevamo furono rimbalzati. Noi siamo molto competitivi a livello giovanile, poi dai 19 anni la maggior parte si perdono: vuoi perché i club scelgono giocatori stranieri, vuoi perché sentono la pressioni”. 

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Mauro Simoncelli