L’ex calciatore nerazzurro ha parlato in esclusiva a Notizie.com: “La squadra, superando il Porto, farebbe soltanto il proprio dovere. Il distacco dal Napoli non è logico”.
Dritto al punto: “Non faccio mica il politico. La stagione dell’Inter, anche dovesse arrivare ai quarti di Champions, rimarrebbe negativa…”. Antonio Paganin, nerazzurro dal 1990 al 1995, non fa sconti a poche ore dal match di ritorno con il Porto. Troppo lontano il Napoli in campionato, troppo poco accontentarsi di entrare tra le prime otto in Europa: “Stiamo pur sempre parlando dell’Inter, farebbe soltanto il suo dovere“, ha detto in esclusiva a Notizie.com.
Antonio Paganin, Porto-Inter non arriva nel momento migliore.
“Non è facile, contro lo Spezia non è stata una bella sconfitta. Il ko di venerdì può minare qualche certezza, però si parte dal vantaggio dell’andata, non è di poco conto. L’Inter non troverà un ambiente facile, è sempre così in Portogallo”.
La qualificazione ai quarti darebbe un senso diverso alla stagione?
“Ho visto una squadra a due velocità: una in campionato, l’altra in Europa. Per questo sono fiducioso e non vedo l’ora inizi la partita. Ma i quarti di Champions, per una società come l’Inter, dovrebbero essere il minimo. Non un traguardo. Parlo osservando l’organico costruito in estate, la rosa veniva considerata la più forte della Serie A, il distacco che c’è dal Napoli sta a significare che qualcosa è andato storto”.
Il secondo posto in Serie A è una delusione, insomma.
“Ci può stare arrivare punto a punto col Milan nella corsa Scudetto, ma 18 punti dal Napoli sono veramente troppi. Non ha una logica confrontando gli organici. La stagione potrebbe cominciare a diventare sostanziosa dovesse arrivare in semifinale di Champions. Lì, tra le prime quattro d’Europa, sarebbe un’altra cosa”.
Per Simone Inzaghi la sfida in Portogallo diventa un bivio per la sua permanenza?
“Non penso. Ho l’impressione che l’Inter abbia già deciso a prescindere. Si deve valutare il percorso di 2 anni, non la singola partita. Va visto come il tecnico ha gestito la rosa, gli infortuni come quelli di Lukaku e Brozovic, i trofei vinti. Non penso che la società arrivi agli ultimi due mesi della stagione e non abbia già fatto un resoconto dei due anni”.
Come giudichi il suo lavoro?
“Non è stato privo di macchie. Giudico Inzaghi, non faccio il politico, dico quello che penso. L’Inter era la più forte l’anno scorso e anche nella stagione attuale. Lo scorso Scudetto è sfuggito di mano a Bologna, serviva un approccio diverso in quella partita. Ora il divario con il Napoli è troppo ampio. Bisogna capire quale fosse l’obiettivo della società. L’Inter può arrivare prima o seconda, ma non così staccata”.
Quali sono le colpe maggiori?
“Non le definirei colpe, ognuno gestisce la rosa come meglio crede. Poi però c’è una differenza tra il buono, l’ottimo e il grande allenatore. Per squadre come l’Inter serve un grande allenatore. Se sei un buon allenatore ti può mancare qualcosina, come stimolare il gruppo nei momenti giusti. Parlo della sfida a Bologna del passato campionato, così come non si possono buttare punti contro Empoli, Spezia, Samp e Monza. Manca quella trasmissione al gruppo per fare il salto di qualità. Non bastano 2-3 mesi divertenti per essere grandi, lo devi fare per tutta la stagione”.
Un giudizio molto critico.
“Non è nulla di personale, però non mi piace essere diplomatico. Inzaghi poteva pure perdere lo Scudetto contro un Napoli così, ma doveva rimanere aggrappato e provarci fino alla fine. Conta anche il modo di comunicare, che è cambiato negli ultimi anni anche per via dei social. Il gruppo va pungolato, tenuto sulle spine. Nello spogliatoio ci va l’allenatore e a volte deve battere i pugni se necessario”.