Un uragano sulla Serie A. Chi era pronto a scommettere su un impatto del genere sul campionato italiano? Kvicha Kvaratskhelia è una delle stelle più luminose in Italia e in Europa, in pochi mesi s’è preso tutto e incanta una città che ora ha smesso di sognare e ha cominciato a realizzare di essere a un passo da un traguardo storico.
Il Napoli e lo Scudetto: un inseguimento durato anni, vicinissimo nel 2018, con i 91 punti firmati Sarri e che invece svanì sul più bello, a Firenze, dopo aver sbancato Torino con un gol di Koulibaly.
Poi un altro secondo posto con Ancelotti, ma a distanza siderale dalla Juve di Allegri. E infine Spalletti che c’ha messo un anno per modellare una macchina perfetta, in grado di cancellare le resistenze delle avversarie e involarsi verso il tricolore. La città freme e si prepara, aspettando di capire quale sarà la data da cerchiare in rosso sul calendario. A trascinare un collettivo meraviglioso sono le due stelle di punta, Kvara e Osi, ispiratore e cecchino. Ma se le qualità dell’attaccante nigeriano erano note, quelle dell’esterno georgiano si sono rivelate improvvisamente e magicamente, sin dal debutto di Verona. I numeri di Kvaratskhelia sono impressionanti, altro che periodo d’ambientamento.
Fin qui l’ex Rubin ha messo insieme 28 presenze tra Serie A e Champions League, segnato 13 gol e servito 15 assist. Come se in ogni partita ci fosse il suo timbro. Kvara si è raccontato in un’intervista al New York Times e ha parlato del suo approccio all’Italia e al suo impatto con Napoli: “Da quando sono arrivato, mi sono sentito come in un sogno. L’inizio è stato così liscio, ma ben presto ho dovuto prendere consapevolezza che era la realtà. Sono grato per ogni pezzetto di amore che la gente mi dimostra, mi motiva a far meglio ed è una responsabilità enorme, come una promessa da mantenere in ogni partita”. Sono tanti anche i tifosi georgiani che affollano le tribune del Maradona per vedere il loro idolo.
Perché Kvaratskhelia genera amore in ogni contesto in cui esprime il suo talento: “Quella libertà è il mio tratto distintivo, è qualcosa in cui mi riconosco perché amo ciò che faccio. Quando gioco, è come se mi portasse via. Unisco cuore e pensiero, d’altronde se non si usa il cervello non si migliora mai”. Lui usa benissimo piedi e testa e il Napoli gode. Lo Scudetto non è mai stato così vicino a tornare in riva al Golfo.