Anche Brian Cox si unisce ai numerosi detrattori che a Hollywood stanno iniziando a demonizzare il Method Acting.
Ormai a Hollywood sono numerosi gli interpreti che si sono espressi con parole di sostanziale disprezzo nei confronti del celebre method acting e, questa volta, è stato Brian Cox a scagliarsi contro una tendenza particolarmente diffusa all’interno dell’industria statunitense.
La leggenda che si è sviluppata intorno al method acting è da imputare soprattutto agli altisonanti nomi che ne hanno sposato i presupposti, come Robert De Niro, Daniel Day-Lewis, Al Pacino, Heath Ledger, Jack Nicholson, Marlom Brando e altri nobili esponenti della categoria. Ad Hollywood, tuttavia, negli ultimi anni, si è sviluppata una corrente di pensiero sostanzialmente opposta al method acting, che, tra le varie critiche, ne rivolge una in particolare ai violenti cambiamenti di peso corporeo che attori come Christian Bale o Matthew McConaughey hanno sopportato per poter ricoprire specifici ruoli.
Il method acting fu concepito nel corso degli anni trenta, a partire dagli approfonditi studi di Konstantin Stanislavskij, per poi divenire la base teorica e pratica del Group Theatre, un’importante accademia di recitazione newyorkese. Il metodo consiste in una totale e viscerale immedesimazione, necessaria a veicolare con maggior efficacia e autenticità le molteplici sfaccettature di un personaggio interpretato. Brian Cox ne ha criticato le basi teoriche e l’applicazione pratica: “È uno scontro culturale. A me non piace tutta questa mer*a americana. Fai semplicemente il tuo lavoro, non identificarti”.
L’attore britannico ha poi proseguito, prendendo ad esempio Daniel Day-Lewis, ovvero quello che potrebbe essere considerato uno degli attori più rappresentativi di questo metodo recitativo: “Si è ritirato all’età di 55 anni, ma io dico che quello è il momento in cui i ruoli cominciano a diventare davvero interessanti! Ti sei ritirato al punto in cui avresti trovato i ruoli migliori”. Come precedentemente specificato, non è il primo attacco esplicito che un attore rivolge al method acting e probabilmente non sarà l’ultimo. Indirettamente, si potrebbe legare tale “battaglia culturale” alle recenti polemiche sulla tendenza delle produzioni statunitensi a scritturare attori molto famosi, per ruoli apparentemente troppo lontani dal proprio vissuto. A prescindere dal parere individuale che si può maturare rispetto alla questione posta, ci viene difficile immaginare un’industria che rinunci a tale metodo, anche e soprattutto perché, sul piano prettamente pubblicitario, è una tendenza interpretativa che permette narrazioni eroiche sui ruoli in questione.