Tempi sempre più duri attendono i cittadini italiani, l’approvazione della delibera sulle case green entro il 2030, infatti, rischia di diventare una vera e propria stangata per tutti
La nuova legge europea impone cambiamenti per immobili residenziali ed edifici nuovi, tra obblighi e classi energetiche, tra esenzioni e sanzioni. Tutto a partire dal 2030, quando andranno in vigore i nuovi parametri per l’efficienza energetica delle abitazioni in tutta Europa, senza tenere conto della conformazione del territorio, dei centri storici e delle mille diversità che possono esistere in questo settore.
Il testo, approvato in Commissione a Bruxelles nei giorni scorsi, prevede che gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Al fine di tener conto della diversità del patrimonio immobiliare dei 27 Stati, ogni Stato membro dovrà individuare il 15% degli edifici meno efficienti, e assegnare loro la classe di prestazione energetica G. Su questi si agirà in via prioritaria e gli interventi andranno fatti al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio.
Una marcia a tappe forzate
Il provvedimento che da qui ai prossimi anni imporrà una ristrutturazione degli edifici più energivori e inquinanti del Vecchio continente, approvato dal parlamento Europeo, ha già sollevato una valanga di polemiche. Ma cosa prevede esattamente il testo di legge che entrerà in vigore tra soltanto sette anni? Per arrivare alle cosiddette case green a emissioni zero, si prevede che per il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali vecchi e nuovi dovranno rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi sarà obbligatorio passare alla classe D. Questo richiede un taglio dei consumi energetici di circa il 25% e per riuscirci sarà necessario installare un cappotto termico, provvedere alla sostituzione degli infissi, delle nuove caldaie a condensazione e utilizzare i pannelli solari. Tutto per arrivare alle emissioni zero nel 2050. Gli immobili di nuova costruzione dovranno essere a impatto zero entro il 2028.
Una stangata per gli italiani
Qualora la direttiva venisse realmente applicata, l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, l’organizzazione i cui aderenti avranno maggiormente l’onere di procedere al lavoro per l’efficientamento degli edifici residenziali in Italia, ha calcolato che per procedere a tappe forzate con l’adeguamento di tutti gli edifici servirebbero circa duecentomila ristrutturazioni all’anno, per dieci anni, a un costo compreso tra 40 e 60 miliardi di euro. Una stangata pesantissima che andrebbe a colpire tutti i proprietari di immobili senza più neanche il salvagente degli incentivi statali, come il cosiddetto Superbonus 110%, che negli ultimi mesi hanno aiutato a ristrutturare gli edifici adeguandoli alle nuove normative con importanti incentivi fiscali.
Dagli interventi resteranno esclusi i monumenti, le case di vacanza (abitate meno di 4 mesi l’anno), i palazzi storici ufficialmente protetti, le chiese e gli altri edifici di culto. Ma anche le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati. Sarà lo stesso mercato a sancire la perdita di valore per gli immobili non a norma.