L’esperto di gestione delle motivazioni e delle risorse umane ha parlato in esclusiva a Notizie.com della situazione della squadra giallorossa e della prestazione nel derby perso contro la Lazio: “Quando perdi la testa è perché dai il potere agli altri”
Il mental coach Sandro Corapi sa bene cosa sia il derby della Capitale. Ha vissuto da protagonista quello più importante della storia il 26 maggio 2013, quando in palio c’era per la prima volta un trofeo. Lui era stato scelto dalla Lazio per sostenere la squadra all’epoca guidata da Petkovic dal punto di vista mentale e psicologico nella marcia di avvicinamento a quella grande sfida, vinta poi grazie alle rete di Lulic al minuto 71.
Insomma, conosce alla perfezione l’ambiente e le condizioni in cui viene vissuta una partita del genere, che a suo giudizio è stata mal interpretata dalla Roma, troppo nervosa e isterica nel corso dell’intero incontro, come ha spiegato in esclusiva a Notizie.com: “Quando ti arrabbi, dai automaticamente potere agli altri. E questo è un sintomo di fragilità a livello mentale nella gestione delle diverse fasi della gara. Una fragilità psicologica che non ti permette di avere la necessaria la lucidità mentale, ossia ciò che dovrebbe essere una prerogativa importante per partite di questo genere. E in questo caso tutto dipende dagli input che danno alla squadra Mourinho e il suo staff“.
Il mental coach entra ancora più nel dettaglio: “Nel momento in cui c’è grande attesa per una partita, Mourinho crea condizioni psicologiche di pretesa da parte dei giocatori. Evidentemente però sono arrivate a un livello talmente alto che quando un calciatore vede che qualcosa non va, allora si arrabbia e reagisce in modo negativo. E tutto questo dipende sempre da cosa l’allenatore trasmette al suo gruppo nel corso della quotidianità“.
Sandro Corapi, che oggi festeggia il compleanno, ha spiegato dal punto di vista tecnico quello che accade in certe situazioni: “Si crea un effetto identificazione dei giocatori, che cercano di imitare i comportamenti e gli atteggiamenti del mister. Quindi in un certo senso è normale che accadano situazioni del genere se si manda sempre un determinato tipo di messaggio. Non è però una giustificazione, perché il giocatore deve sempre avere la personalità e la capacità di decidere se arrabbiarsi o no. Anche perché arrabbiarsi non serve a niente, se non a depauperare il lavoro fatto e far godere l’avversario. Penso all’episodio di Pedro, quando non ha buttato subito fuori il pallone. Se i giocatori vedono che un componente dello staff di Mourinho reagisce in quel mondo, andando faccia a faccia con il giocatore della Lazio senza alcun bisogno, allora si comporta di conseguenza. E la differenza di atteggiamento si è vista proprio con lo spagnolo, che ha capito la situazione e l’ha gestita alla perfezione, senza cadere in provocazioni“.