Ancora oggi è il primatista europeo dei 200 metri con quel mitico 19”72 che per 17 anni è stato anche record del mondo. Mennea è stato tra i più famosi sportivi italiani della storia
Dieci anni fa ci lasciava, a poco più di 60 anni per un male incurabile, Pietro Mennea, il più grande velocista della storia italiana. Soprannominato la “Freccia del Sud”, originario di Barletta, ha saputo, grazie alle sue imprese leggendarie, unire l’Italia intera mai così appassionata dietro le imprese nell’atletica leggera. Esempio di longevità agonistica è riuscito a disputare ben 5 olimpiadi e quella medaglia d’oro in rimonta a quelle di Mosca 1980 resterà per sempre una delle vittorie più iconiche dello sport italiano.
Campione olimpico dei 200 metri piani a Mosca 1980, è stato il primatista mondiale della specialità dal 1979 al 1996 con il tempo di 19″72, che costituisce tuttora il record europeo. Ha detenuto inoltre, dal 1979 al 2018, il record italiano dei 100 metri piani con il tempo di 10″01, anche record europeo fino al 1984.
Un campione senza tempo
Le emozioni dello sport vivono senza tempo, sembrano sempre di oggi. Sembra di oggi infatti quel record del mondo a Città del Messico senza nessuna immagine televisiva a raccontarcelo, sembra di oggi quell’incredibile rettilineo finale alle Olimpiadi del 1980 quando, dal quinto posto nei primi cento metri, riuscì a rimontare tutti gli avversari nei secondi cento, fino a beffare l’inglese Wells sul filo di lana, e sembra ieri quando, giusto dieci anni, fa arrivò la triste notizie della sua morte per un tumore tenuto segreto fino all’ultimo, come era stata riservata tutta la sua vita fuori dalle piste di tartan. Pietro Mennea è stato senza dubbio il più grande velocista italiano e non solo di tutti i tempi, soprattutto per la sua longevità agonistica, per la durata infinita dei record stabiliti in carriera, considerando il periodo completamente diverso per metodologie di allenamento, di alimentazione e di materiale a disposizione. Non ce ne vogliano Marcel Jacobs, Filippo Tortu e la staffetta 4×100 eroi assoluti delle ultime Olimpiadi di Londra, ma quel 19″72 di Mennea è stato una pietra miliare per l’atletica moderna.
Non solo la pista
Mennea era un antidivo per eccellenza, fuggiva dai riflettori e il suo segreto era quella Formia dove, insieme all’allenatore del tempo Giancarlo Vittori, costruiva le sue imprese. Ha fatto di tutto per non farsi trascinare dallo star system degli anni Ottanta, talmente schivo e riservato da centellinare anche le sue apparizioni in pista. E’ stato un atleta, un campione, un uomo, un marito ineguagliabile, una vita passata dentro una “corsia”, ma con lo sguardo aperto sul mondo, curioso di tutto, lettore onnivoro, fino ad ottenere quattro lauree.
Per questo, anche 10 anni dopo, sembra sempre oggi. I grandi campioni e le loro imprese non hanno data di scadenza. 44 anni dopo quel 19″72, dopo aver resistito per 17 anni come record del mondo, è ancora record europeo, allora possiamo affermarlo con forza: almeno in Europa nessuno è stato come la “Freccia del Sud”.