E’ un dato sempre più allarmante quello che coinvolge i laureati italiani, circa l’8% sceglie di andare a lavorare all’estero.
Purtroppo sempre più spesso dall’Italia partono fin troppi giovani, ad averlo reso noto sono stati i dati dell’Istat, che cosi come si legge sul Sole24Ore, nell’ultimo rapporto sulle migrazioni ha inserito circa un milione di connazionali che sono andati all’estero tra il 2012 e il 2021.
Ovviamente una parte di queste persone aveva appunto la laurea: “Se incrociassimo le uscite annuali censite dall’Istituto di statistica con i laureati registrati dal ministero dell’Università scopriremmo di veder partire ogni anno il 5-8% dei nostri giovani altamente formati” ha spiegato poi l’Istat, specificando anche come questo fenomeno non sia diminuito o invertito nemmeno dopo la pandemia Covid.
Una fattore di cui tenere conto è quello che mentre al Nord in un certo modo si riesce a compensare, il vero problema resta quello del Sud dove sembra sempre di più registrarsi una perdita di talenti, senza contare poi anche la percentuale di persone che nel corso degli anni decidono di lasciare gli studi, non portando a compimento il tutto.
Laureati in fuga all’estero, quali sono le ragioni per partire
“Nonostante l’emigrazione giovanile sia diminuita del 21% nell’ultimo anno censito (2021 su 2020) e sia calato della stessa misura anche il numero dei laureati espatriati nella medesima fascia di età, non si è ridotta invece la quota dei laureati sul totale dei giovani espatriati che è rimasta stabile (dal 45,6% del 2020 al 45,7% del 2021” questo quanto riporta l’Istat.
Ma quello che preoccupa ancora maggiormente sono i motivi che spingono a questa decisione, ha svelare infatti la questione è stato il rapporto reso noto da AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati: “Nelle migliori opportunità offerte all’estero, soprattutto in termini di retribuzioni e prospettive di carriera” e infatti uno dei motivi di questa decisione è proprio da ricercare nel fatto che all’estero la possibilità di trovare lavoro e con un guadagno superiore aumenta sempre di più.
“Complessivamente, i laureati di secondo livello trasferitisi all’estero percepiscono, a un anno dal titolo, 1.963 euro mensili netti, +41,8% rispetto ai 1.384 euro che incasserebbero in Italia. Più passa il tempo più la forbice si allarga tant’è che, a cinque anni dalla laurea, fuori vengono incassati in media 2.352 euro (+47,1% rispetto ai 1.599 euro medi italiani)” cosi conclude il Sole24Ore che in ogni caso sottolinea il dato allarmante che andando avanti potrebbe anche peggiorare.