A cuore aperto e a ruota libera. Gianluigi Buffon è stato ospite di una puntata della “Bobo Tv” in cui, insieme a Vieri, Cassano, Adani e Ventola, ha toccato diversi argomenti riguardo alla sua carriera e non solo.
Sincero e schietto, il portiere toscano non s’è mai tirato indietro quando c’era da parlare diretto e dire le cose che aveva nella testa. Tra sorrisi, aneddoti e curiosità, l’ha fatto anche alla Bobo Tv, insieme a vecchi compagni di Nazionale e amici.
Buffon ha specificato come quella in corso potrebbe anche essere la sua ultima stagione da giocatore, a 45 anni appena compiuti, al massimo giocherà ancora un anno: “Mi piacerebbe smettere al massimo dopo la prossima stagione, non di più. Sono un competitivo, non voglio essere considerato un numero due. Sono un insoddisfatto perenne, vado sempre al campo per migliorarmi”. Poi racconta come lasciare il PSG sia stato un errore: “Il più grande della mia carriera. Rinunciai perfino a 10 milioni. Mi dissero in ritiro che mi avrebbero tenuto volentieri ma che in Champions avrebbero voluto puntare su Areola, un prodotto delle loro giovanili. Non l’ho accettato, per me nello sport deve giocare chi merita. Perché dovevo fare il secondo in Francia? Al massimo lo avrei potuto fare in Italia e infatti poi sono tornato alla Juventus. Però mi sono mangiato le mani, perché succede che Areola fa male e al suo posto prendono Keylor Navas.
Buffon spiega: “Con Sarri alla Juve poteva funzionare, ma…”
Buffon spiega: “Ma in Francia è stata l’esperienza più bella della mia vita, lì mi sentivo un uomo libero. Dopo poco parlavo già francese, mi intrattenevo con le persone per strada, visitavo musei. E poi avevo la sensazione di essere in una squadra fortissima, il torello con cui aprivamo gli allenamenti era di una qualità incredibile”. Torna alla Juventus e trova Maurizio Sarri come allenatore. Buffon spiega cosa non è andato: “Io so cosa non ha funzionato, purtroppo alcune volte per difendere le scelte bisogna inimicarsi qualcuno. Lo hanno lasciato subito alla mercé dei risultati. Con lui ho un bellissimo rapporto, lo sento ancora oggi. Nel mio piccolo ho cercato di dargli una mano, perché aiutarlo significava aiutare la Juve. Peccato, non ha funzionato ma avrebbe potuto funzionare”.
Poi difende Allegri: “Non è vero che allena il catenaccio, dà semplicemente ampia libertà di interpretazione ai giocatori. Si affida a loro, un Neymar per dire lo vorrebbe subito un allenatore così. E poi parliamoci chiaro, è l’unico che non si lamenta mai”.