Il ministro della Giustizia torna a parlare e lo fa senza usare mezzi termini su quello che deve essere il cammino verso le riforme
Nessun ricatto, nessuna forma di cedimento. Il ministro Nordio è chiaro e perentorio mentre parla davanti a una platea di agenti di forze dell’ordine che sanno bene quello di cui sta parlando il Guardasigilli, soprattutto in un momento del genere, delicato e pieno di tensione. Le condizioni di Cospito, la pressione degli anarchici e le loro proteste di piazza e soprattutto azioni dimostrative, vedi gli incendi delle autovetture di Posta Italiane (e si pensa anche ai 22 scuolabus a Roma). “Lo Stato non vacillerà e non esiterà minimamente di fronte a qualsiasi forma di intimazione o di ricatto o di pressione, in qualsiasi modo venga esercitato, su questo nessun dubbio è consentito”, ha detto il ministro Carlo Nordio intervenendo alla cerimonia per il 206esimo anniversario di fondazione della Polizia penitenziaria.
Quanto avvenuto nei giorni scorsi ha preoccupato il governo, ma il ministro ci ha tenuto a precisare che lo Stato non starà a guardare anzi resterà attento e vigile su ogni situazione che si verrà a creare. “Vorrei assicurare e rassicurare i cittadini italiani che lo Stato non vacillerà – spiega con fermezza il Guardasigilli – e non esiterà minimamente di fronte a qualsiasi forma di intimazione o di ricatto o di pressione, in qualsiasi modo venga esercitato, su questo nessun dubbio è consentito“.
Poi il capitolo delle riforme per le quali si sta studiando e riflettendo come poterle strutturare, a partire dalla certezza della pena, argomento di cui si sta dibattendo tanto in questi giorni, in Parlamento e non solo. “Sotto il secondo aspetto va detto che noi stiamo progettando tutta una serie di articolazioni per l’esecuzione della pena che venga modulata in funzione della possibilità di recupero dei condannati che, ripeto, non sono tutti uguali“, le parole di Carlo Nordio.
Il Ministro ci ha tenuto a precisare, davanti alla polizia penitenziaria che “la certezza della pena non significa carcere a tutti i costi: la pena deve essere afflittiva, perché deve essere la riaffermazione dell’autorità dello Stato, e tuttavia i delitti non sono tutti uguali, e quindi noi abbiamo, accanto a forme estremamente severe di detenzione, delle altre che devono essere modulate a seconda della pericolosità del detenuto, a seconda delle possibilità e anche delle probabilità della sua rieducazione“. A ribadirlo e sottolinearlo ancora una volta è il ministro della Giustizia Carlo Nordio.