Il vicepresidente della Camera ed ex sottosegretario alla Difesa si è soffermato sulla posizione dell’Italia nei riguardi dell’Ucraina e sul prosieguo dell’invasione da parte della Russia
La guerra scatenatasi dopo l’invasione dell’esercito di Putin dell’Ucraina dura oramai da più di un anno e all’orizzonte non si intravedono né segnali di una tregua né tantomeno possibili aperture di tavoli di pace tra i due contendenti. La maggior parte degli Stati occidentali vuole il ripristino della situazione precedente il 24 febbraio 2022 come unico punto di partenza di qualsiasi negoziato di pace. Anche l’Italia, che si sta spendendo molto in prima persona dal punto di vista dell’intelligence e del coordinamento sull’Ucraina, ha questa posizione e le parole, ai microfoni di Notizie.com, di Giorgio Mulè, esponente di Forza Italia, vicepresidente della Camera ed anche ex sottosegretario alla Difesa durante il governo Draghi, sono molto chiare.
La posizione dell’Italia
“Nel prossimo consiglio mi aspetto di ottenere esattamente la posizione che rivendichiamo da tempo”, ha detto ai nostri microfoni il vicepresidente della Camera, “sostegno all’Ucraina e ripristino delle condizioni pre 24 febbraio 2022 e quindi sovranità territoriale, una pace giusta che significa riconsegnare all’Ucraina i suoi territori e nello stresso tempo una convinta, pervicace, assoluta, instancabile azione diplomatica che possa anche, con qualsiasi tentativo, far finalmente parlare i due contendenti”. Mulè ha voluto rispondere anche alla questione sollevata dal capogruppo della Lega Romeo sul rischio di un incidente da cui non si possa tornare indietro fornendo armi all’Ucraina. “Io sono convinto e lo dico sinceramente, della validità del confronto in Parlamento”, ha continuato Mulè, “si può anche avere un’idea che non è perfettamente allineata a quella del governo e la si deve esprimere proprio in Parlamento. Però lo si fa nel rispetto non di un vincolo di maggioranza, ma nel rispetto di un’idea di maggioranza che si accoppia a valori che noi sentiamo insieme. Dopo di che anche io sono il primo a pregare che la pace avvenga, ma allo stesso tempo mi rendo perfettamente conto che non si può non dare sostegno anche militare all’Ucraina, perché equivarrebbe ad una resa incondizionata e quindi al fallimento di quei valori in cui noi crediamo”.
La posizione della Premier non è debole
Per il vicepresidente della Camera, nel prossimo consiglio europeo, la figura di Giorgia Meloni “non esce indebolita nella sua posizione da questo confronto alla camera. Perché la Premier andrà al consiglio con i voti e l’appoggio incondizionato di tutti i rappresentanti della maggioranza. Infatti non c’è un voto nè contrario nè di astensione“. Se sia più o meno conveniente incriminare Putin per crimini di guerra prima di provare a farlo sedere ad un tavolo di pace, Giorgio Mulè è lapidario. “Se un uomo stupra in piazza una donna non è che lo si fa andare via perché non conviene, lo si arresta. E quindi se c’è un crimine che viene riconosciuto al presidente Putin, ne dovrà rispondere”.