Insultarono suo social network l’ex presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Arrivano guai seri per cinque “haters”
Un episodio che non passò affatto inosservato. Tanto è vero che nacquero delle vere e proprie polemiche sul web e non solo. Siamo nel 2018 quando alcuni “haters” (per chi non conoscesse il gergo si tratta di odiatori del web) presero di mira l’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Motivo? Quest’ultimo affidò a Carlo Cottarelli l’incaro di formare il governo di quell’epoca. Una scelta che, successivamente, si rivelò fallimentare. In quella occasione, però, non mancarono gli insulti verso il Capo dello Stato.
Tanto è vero che il gup di Palermo, Walter Tortorici, ha inflitto ben cinque condanne. Tutte nei confronti di siciliani. Si tratta di pene comprese tra 10 mesi e 20 giorni ed un anno, un mese e 10 giorni. Insulti che, alla fine, sono costati molto caro. Un procedimento nato apposta da una indagine fatta partire dalla Procura del capoluogo siciliano. Vennero evidenziati, infatti, alcuni post violenti che furono pubblicati sulla pagina Facebook dell’associazione “Fiori d’arancio“. La stessa che, però, aveva manifestato la piena solidarietà nei confronti dello stesso Mattarella.
Almeno una decina furono commenti volgari ed offensivi che fecero partire immediatamente le indagini. Tanto è vero che gli inquirenti si misero subito al lavoro per rintracciare i titolari degli account che avevano insultato il Capo dello Stato. Ne vennero individuati ben 14. Quasi tutti di città diverse. Stiamo parlando di città come Palermo, Messina, Torino, Misterbianco, Floridia e Chiaramonte Gulfi. Condanne (a 10 mesi e 20 giorni) per Isabella Abbate, Emanuele Anello, Giovanni Cataldo e Salvatore Marciante. Mentre ad un anno, un mese e 10 giorni Rosa Crivello.
Non è bastato nascondersi dietro ad un profilo “fake” (non reale). Pensavano di poterla farla franca. Ed invece sono stati rintracciati. Un grande lavoro quello messo in atto da parte della polizia postale che, proprio in quella occasione, aveva deciso di aumentare il monitoraggio nel mondo del web per dare un chiaro e forte segnale. Ovvero quello di poter mettere alla stretta gli “haters”. Non una “passeggiata”, ma una operazione seria che ha visto condannare alcune persone. C’è anche chi si è pentito ed ha chiesto scusa. Mentre altri non hanno assolutamente pensato di effettuare un passo indietro.