Polemica per il disegno “anti-guerra” della figlia a scuola, gli agenti russi hanno rintracciato il padre
Del padre si erano perse completamente le tracce. Sparito dalla circolazione dopo che, il disegno della figlia fatto a scuola, aveva scatenato molte polemiche ed indignazione in Russia. La ragazzina, di solamente 13 anni, aveva disegnato una madre e la figlia che chiedono di fermare la guerra. Si possono notare le bandiere sia dell’Ucraina e che della Russia. Con una mano che fa segno di fermare i due missili. Una immagine che non è affatto piaciuta alla sua maestra che ha fatto scattare l’allarme. Tanto è vero che i dirigenti scolastici hanno chiamato la polizia per avvisare di quanto successo.
Negli ultimi giorni la notizia che il padre della ragazzina (quest’ultima non imputabile) è stato condannato a due anni di carcere. Motivo? L’aver screditato la Russia sui social media per via dei disegni contro la guerra ad opera proprio della figlia. Nelle ultime ore, però, l’uomo è stato rintracciato in Bielorussia, precisamente a Minsk. A riportare il tutto ci ha pensato il quotidiano inglese “The Guardian“. Si tratta di Alexei Moskalyko, ovvero l’uomo scappato dagli arresti domiciliari. Tanto è vero che l’uomo ammise di essere scappato dalla città, prima di essere stato arrestato, interrogato e addirittura picchiato. Non solo: la figlia è stata strappata alla sua tutela.
Russia, rintracciato a Minsk il padre della ragazzina del disegno “anti-guerra”
Una persecuzione, quella del Paese russo, che stava durando da mesi. Fino a quando il tribunale non ha deciso di punire l’uomo che, secondo loro, aveva screditato ed offeso la Russia intera. Ad emanare la sentenza ci ha pensato Vladimir Bilienko, avvocato dell’uomo appartenente alla ong Ovd-Info. Ricordiamo che l’uomo, dopo la sentenza, aveva lasciato i domiciliari e si era tolto anche il braccialetto elettronico. Un periodo di latitanza che è durato solamente due giorni.
Un disegno che è stato fatto quasi un anno fa e che ha scatenato le migliori polemiche nel Paese. Un chiaro segnale quello di Masha (nome della 13enne) che ha voluto dire la sua contro il conflitto. Di conseguenza la polizia, dopo essere stata contattata dalla scuola, aveva notato che sull’account social del padre erano stati pubblicati dei post suoi contro la guerra. Accuse respinte dallo stesso che aveva dichiarato di non averlo mai fatto e che il suo account era stato hackerato appositamente per incastrarlo.