Il governatore della Puglia è accusato di finanziamento illecito per la campagna delle primarie Pd del 2017
Un’accusa grave e una richiesta che fa discutere. La procura di Torino chiede un anno di reclusione per Michele Emiliano, il presidente della Regione Puglia. Motivo? Finanziamento illecito durante le primarie Pd del 2017. In quella circostanza vinse Renzi e i due candidati dell’epoca Andrea Orlando e appunto Emiliano dovettero accettare la sconfitta, ma adesso quelle elezioni tornano a far rumore e a farsi sentire.
Emiliano viene processato in Piemonte per questa vicenda legata al finanziamento illecito, una Regione distante migliaia di chilometri dalla sua Puglia, ma il magistrato ha chiesto una condanna a un anno di reclusione e a 90.000 euro di multa. Non solo. Il pm brianzolo Giovanni Caspani ha proposto la stessa pena per il suo ex capo di gabinetto Claudio Stefanazzi (ora parlamentare Pd) e otto mesi per gli imprenditori Vito Ladisa e Giacomo Mescia.
I legali del governatore da tempo hanno più volte precisato che Emiliano è estraneo a ogni cosa e a ogni situazione. Uno degli imputati, l’imprenditore Ladisa ha smentito anche lui di essere a conoscenza di questi fatti, spiegando che non ha mai avuto alcun rapporto di lavoro con il governatore della Puglia. Il nodo del contendere sarebbe alcuni versamenti per un totale di 63000 euro effettuati dalle aziende di Mescia e Ladisa alla Eggers, la società torinese di comunicazione (ed è per questo motivo che il processo di svolge in Piemonte) che si occupò delle primarie di Emiliano.
«Io e la mia azienda siamo estranei ai rapporti fra Eggers ed Emiliano. Quell’anno contattai Pietro Dotti (titolare di Eggers, ndr) per una nostra campagna di comunicazione. Ci incontrammo alcune volte: lui svolse il lavoro, mi presentò il conto e pagai. Lui mi parlò una sola volta di Emiliano definendolo un “cattivo pagatore”. Gli risposi che delle questioni del governatore non mi interessavo. Io non frequento Emiliano. E nel 2017 neppure lo sostenni», le parole dell’imprenditore Ladisa.