Durante la promozione della nuova stagione di Rocco Schiavone, in onda su Rai 2 dal 5 Aprile, Marco Giallini si è raccontato.
Ormai è piuttosto frequente ritrovare attori importanti del cinema italiano protagonisti delle fiction trasmesse sul digitale terrestre e, con la partecipazione alla serie di Rocco Schiavone, Marco Giallini è uno di questi. Dal 2016, l’attore romano interpreta il simpaticissimo vicequestore Rocco Schiavone, che ora è pronto a tornare con la quinta stagione, in onda su Rai 2 a partire dal 5 Aprile.
Giallini porta su schermo un personaggio a dir poco controverso, costretto a trasferirsi da Roma alla questura di Aosta, a causa di un provvedimento disciplinare. Ecco che all’attore di Perfetti Sconosciuti (2016) si apre la possibilità di mettere in scena tutte quelle affascinanti e divertenti differenze tra i rinomati modi di fare romani e quelli settentrionali. E chi meglio di Giallini poteva esprimere da ogni poro quel caratteristico approccio alla vita degli abitanti della capitale, il tutto con la gradita presenza di indagini poliziesche da risolvere con l’aiuto dei suoi collaboratori.
In occasione dell’uscita della nuova stagione della fortunata fiction, Giallini ha risposto a numerose domande de Il Messaggero, da cui è stato recentemente intervistato. L’attore quasi sessantenne (da compiere martedì prossimo) ha iniziato indicando le similitudini tra lui e il personaggio interpretato nella serie: “Marijuana a parte, Rocco ha molte cose in comune con me, come la malinconia, l’intolleranza per gli stupidi, il senso della giustizia. Quando ho letto per la prima volta i libri di Manzini avrei dato qualunque cosa per interpretarlo”.
Giallini ha anche commentato le numerose critiche ricevute a causa dell’utilizzo di Marijuana da parte del protagonista: “Va bene così, la serie va in onda su una rete pubblica e ci si preoccupa del messaggio che possa dare. Ma sulle altre tv e sulle piattaforme si vede di tutto, si fanno le canne pure nella culla. I poliziotti veri mi ringraziano per aver portato in tv un personaggio del tutto umano, pieno di imperfezioni perciò simile a tanti”. E’ stato poi chiesto se la figura di Rocco Schiavone possa, anche a causa del grande successo e delle numerose stagioni girate, rischiare di caratterizzare eccessivamente la carriera di Giallini: “No. Se Dio vuole ho fatto tante altre cose. Schiavone è il mio più grande successo con il film Perfetti sconosciuti”.
L’attore ha poi parlato del suo rapporto con l’inevitabile scorrere del tempo: “Ho sfondato a 50 anni e a volte mi domando se non fosse stato meglio prima… ma tutto sommato è andata bene così. È da quando avevo 21 anni che non faccio caso all’età. In passato ho fatto cose scapestrate, come tutti, ma di fondo sono sempre stato un bravo ragazzo. Forse un tempo avevo più fiducia nel prossimo, oggi si è ridotta”.
L’attore ha poi parlato di Paolo Genovese e Marco Risi, ovvero quei registi che hanno sempre creduto nell’attore romano, anche quando questo non era famoso, per poi descrivere il suo rapporto con i torti subiti, a cui Giallini difficilmente riesce a passare sopra: “Non li dimentico facilmente, e mi vendico in maniera sottile. Sono pronto a rinfacciare le offese anche 20 anni dopo”. Infine, la conversazione è prevedibilmente scivolata sulla precaria sopravvivenza della sala cinematografica: “Più diventano grandi gli schermi delle tv, più la vedo dura. Con tante piattaforme a disposizione, la gente rischia di non voler più uscire di casa. A Roma impedirei la chiusura dei cinema. Per un fatto estetico, oltre che culturale. Vedere che le sale della mia giovinezza non esistono più mi fa male”.