Padre Lucio Maria Zappatore, commenta in esclusiva a Notizie.com il fatto di cronaca avvenuto in Emilia: “Una questione di rispetto. Per evitare problemi io ricorrevo ad un trucchetto”
Una storia clamorosa, ai limiti dell’assurdo, si è verificata in un paesino del modenese. Al parroco, in vista delle festività pasquali, non è stato concesso di benedire la scuola elementare del Paese. Don Carlo, come ogni anno, si era organizzato per la benedizione dell’istituto, ma è stato bloccato dal massimo dirigente della scuola. “La benedizione è un atto di culto – ha ricordato Tiziano Mantovani, preside al centro del dibattito – e gli atti di culto non si fanno nelle scuole. La scuola è laica”. Don Carlo è rimasto interdetto: “Siamo sempre andati nelle classi, ovviamente non durante la pandemia. Quest’anno, invece, quando ho chiesto il permesso il dirigente si è opposto”.
L’episodio ha avuto grande clamore all’interno del mondo cattolico, ma non rappresenta una novità. ” Anche io mi sono trovato in passato in situazioni così”, ha detto Padre Lucio Maria Zappatore, parroco della Basilica di Santi Silvestro e Martino, una delle chiese più conosciute del centro di Roma. “Si tratta di rispetto reciproco. Se è vero che la Chiesa, ufficialmente, non può entrare all’interno delle scuole, è anche vero che di fronte ad una comunità che è d’accordo sul benedire un edificio, solitamente si trova un accordo. Io di solito per evitare problemi e storie che a volte servono solo per farsi pubblicità, sfruttavo un piccolo escamotage. Entravo nelle scuole insegnando la musica”.
Padre Lucio è stato per anni un maestro di musica e fondatore dall’Apct (Associazioni Piccoli cantori di Torrespaccata, con la quale ha partecipato al concerto del 1991 di Michael Jackson a Roma e ad altre decine di manifestazioni). “Attraverso la musica cercavo di entrare nel cuore delle persone e provavo ad insegnare determinati valori. Per me, ritornando all’episodio in questione, credo sia cambiato il rispetto reciproco che in passato c’è sempre stato e che oggi sembra venuto meno”. Padre Lucio, torna poi su un aspetto fondamentale. “A volte ho come l’impressione che si abbia paura del valore del crocifisso. Non dimentico le polemiche scaturite da chi voleva toglierlo dalle scuole e la pubblicità che c’è stata. Credo che la migliore risposta sia arrivata da una donna ebrea e atea, Natalia Ginzburg, che tempo fa scrisse: ‘ Il crocifisso non offende nessuno. E’ il simbolo di uno che ha speso la vita per portare la pace’. Chi dovrebbe sentirsi offeso o discriminato da questa immagine? Che le cose stiano cambiando è vero. Che lo Stato diventi sempre più laico anche. E tutto sommato, per me, potrebbe anche non essere un dramma: una volta quando una persona stava male, si chiamava il prete. Oggi, si chiama il medico. Ma il prete e il medico hanno una funzione non alternativa, ma coordinata. Servono entrambi, ognuno per la sua funzione e in base ai suoi valori”.
Per Padre Lucio è importante restituire alla Pasqua il suo significato originale. “Celebrare la Pasqua vuol dire entrare nel cuore del messaggio cristiano: aggrapparsi alla certezza che Cristo è risorto dai morti, regala un senso a tutta la nostra vita: da un senso all’amore, alla sofferenza, alla malattia e da un senso alla morte. Il valore della Pasqua è intramontabile. Non c’è niente di più nuovo, bello e intenso, della resurrezione di Gesù”