Orrore tra le mura di Rebibbia dove un detenuto ha provato ad abusare del suo avvocato, scoperto è stato condannato per violenza sessuale
Era finito in carcere A.M., uomo di 43 anni, condannato per spaccio di sostanze stupefacenti e ricettazione. Il suo avvocato aveva affidato il suo caso alla praticante, una giovane professionista di 30 anni con la quale l’uomo ha iniziato ad intrattenere i colloqui del caso.
Detenuto per spaccio era agli sgoccioli della pena quando la nuova figura che gli è stata affiancata lo ha mandato in tilt. L’uomo ha iniziato sin da subito ad andare oltre al mero rapporto professionale con comportamenti sempre più aggressivi culminati nella violenza dello scorso settembre. Ora dopo due mesi di libertà dovrà tornare tra le mura carcerarie. Ieri 4 aprile è stato infatti condannato per violenza sessuale ai danni della sua legale perpetuata all’interno del carcere di Rebibbia. L’avvocatessa aveva provato si n dal principio a contenere l’uomo ricordandogli del rapporto che intercorreva tra i due, fermo al piano professionale. Eppure nonostante le avances portate avanti anche con l’invio di lettere sotto falso nome alle quali la donna aveva cercato di rispondere tentando di ripristinare la distanza tra i due, il tutto è culminato nello stupro di qualche mese fa.
La giovane avvocatessa aveva conosciuto A.M. ai colloqui in carcere. Dopo i primi tempi in cui il tutto si svolgeva regolarmente, l’uomo ha iniziato a cambiare atteggiamento facendosi sempre più aggressivo verso la sua legale. I complimenti, le dichiarazioni esplicite di interesse e le lettere sotto falso nome con cui provava a corteggiare la giovane professionista. Tutte queste proposte venivano rispedite al mittente dalla donna che ogni volta doveva ribadire quale fosse il rapporto che legava i due.
La vicenda trova il suo epilogo in una mattina di settembre quando l’avvocatessa recatasi ai colloqui subisce la violenza. Dapprima l’uomo tenta di baciarla e di alzarle la maglietta mentre lei riesce a sfuggire respingendolo. Si allontana recandosi al bagno per prendere una boccata d’aria dopo lo spavento e mentre fa ritorno comunica alla polizia penitenziaria quanto accaduto. Mentre gli agenti si appostano dietro la porta la donna rientra nella sala colloqui provando a ricreare un ambiente e un rapporto professionale. L’uomo però non vuole saperne e afferrandola per un braccio la trascina verso il muro. A questo punto l’avvocatessa inizia ad urlare e i due agenti fanno irruzione trovando l’uomo con i pantaloni abbassati. Vana la difesa “Che sto facendo di male?” perché ieri è stato condannato a due anni di reclusione per violenza sessuale