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Il sindaco dell’Aquila Biondi: “Con il Governo Meloni siamo tornati a sperare”

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Paolo Colantoni

In esclusiva a Notizie.com, il sindaco de L’Aquila, a quattordici anni dal sisma che ha devastato la città: “Potrei scrivere un enciclopedia di promesse non mantenute. Oggi l’aria è cambiata”

Trecentonove morti, centinaia di feriti e migliaia di sfollati. Il terremoto che ha colpito l’Aquila nella notte del 6 aprile del 2009, ha devastato la cittadina abruzzese, portando terrore e panico nella popolazione. Il sisma di 5,8 gradi della scala Richter è stato uno dei più disastrosi che abbiano colpito l’Italia. “L’Aquila oggi è una città viva, che porta i segni del terremoto, che sono presenti e ben visibili. Ma è una città che ha saputo trovare in queste negatività, le ragioni per sopravvivere”, dichiara ai microfoni di Notizie.com Pierluigi Biondi, il sindaco della cittadina abruzzese.

Il sindaco de L’Aquila Pierluigi Biondi a 14 anni dal terremoto – Notizie.com

Sindaco Biondi, qual’è il suo primo pensiero a quattordici anni dal terremoto che ha devastato l’Aquila?
“Il primo pensiero è legato alla carica emotiva che questo anniversario si trascina. Seguito dalla consapevolezza che non ci si deve arrendere alla mera commemorazione del lutto, ma c’è bisogno di rendere viva la memoria delle persone che non ci sono più”.

In che modo?
“Continuando ad immaginare una città che si rinnova, che rivive e che trova nuovi motivi per andare avanti e nuove opportunità per i giovani. Sia quelli di questa città, sia per tutti quelli che hanno deciso di lavorare, investire o formarsi qui”.

Oggi che città è L’Aquila?
“Una città moderna, che ha trovato il modo di andare avanti. Quando qualcuno ha la consapevolezza di essere ad un passo dalla morte, solitamente trova le forze necessarie per ripartire e rigenerarsi. Ed è quello che è accaduto a L’Aquila. Oggi è una città di formazione, di ricerca, con un patrimonio artistico storico e culturale, che si somma ad una scenografia paesaggistica che non ha nulla da invidiare a nessuna parte del mondo. Unito alla cultura e alle tradizioni che hanno sempre accompagnato questa splendida città”

E’ possibile chiarire in percentuale, quanto è stato ricostruito della città?
“Valutare quanto sia stato ricostruito non è facile. Noi ci basiamo su un unico dato statistico: le pratiche evase per le quali è stato riconosciuto un contributo, e siamo intorno al 90%. Ma sulle ricostruzioni pubbliche siamo molto più indietro. Abbiamo dovuto giocare con regole, negli anni passati, contraddittorie, penalizzanti e difficili da interpretare da parte della macchina burocratica e amministrativa. Oltre ad una debolezza inevitabile, che scontavano enti che non erano preparati”

Oggi la situazione è rimasta la stessa?
“Con il Governo Meloni le cose sono cambiate. Prima attraverso la semplificazione sulle scuole, poi con gli ultimi provvedimenti, contiamo se non di colmare il vuoto, almeno di recuperare un pò di terreno. Penso alla semplificazione sulle scuole, al provvedimento che ha equiparato  la ricostruzione pubblica alle opere del Pnrr con tutte le semplificazioni del caso e poi con il nuovo codice degli appalti che dovrebbe velocizzare gli affidamenti dei lavori.

Quattordici anni fa il terremoto che ha devastato l’Aquila – Notizie.com

C’è maggiore fiducia quindi?
“Solo ieri a L’Aquila erano presenti il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Presidente del Senato La Russa, i Ministri Bernini, Zangrillo e Locatelli, i sottosegretari Prisco, Bergamotto D’Eramo e Albano e non è gente abituata alle passerelle. L’Aquila è tornata al centro dell’agenda Nazionale. Le dimostrazioni concrete ci sono state già negli ultimi sei mesi e sono convinto che siamo ad una svolta decisiva. Non fosse altro perchè la nostra città è il collegio d’elezione del Presidente Meloni”.

Lei era sindaco durante il terremoto ed è ancora il primo cittadino. Ha vissuto questi quattordici anni in prima linea. Cosa le ha dato più fastidio?
“Sulle promesse non mantenute potremmo scriverci non un libro, ma un’enciclopedia. Poi talvolta c’era negligenza, in altri casi incapacità o impossibilità. Ciò che mi ha dato più fastidio è la sensazione costante di dover elemosinare dei diritti, che invece dovevano essere per costituzione, prassi ed etica, dovuti”.

 

 

 

 

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