Dopo la riunione del Consiglio dei Ministri, il presidente del Consiglio ha incontrato Tajani e Salvini e ha presentato i suoi candidati
Quando Giorgia Meloni decide di intervenire non ce n’é per nessuno. In ballo ci sono le famose nomine nelle partecipate pubbliche e la Premier ha deciso di togliere ogni tipo di indugio. Dopo il Consiglio dei Ministri a fine riunione ha avuto un lungo faccia a faccia con Tajani e Salvini i suoi due alleati di governo per dire a loro che aveva scelto i cinque nomi sulle partecipate. Ha messo sul tavolo le sue candidature e che non è che abbia accettato riscontri o controrepliche.
Per la presidente Meloni non ci sono stati dubbi e dopo attente riflessioni ha voluto dire la sua nel nominare gli amministratori delegati delle quattro aziende di primissima fascia come Eni, Enel, Poste, Leonardo, e anche quello di Terna, principale società di seconda fascia. Tutto questo, a parte Descalzi all’Emi (che si tratta di una conferma) che era già deciso da tempo e con l’appoggio degli alleati di governo.
Agli alleati ha lasciato un paio di presidenze importanti. La presidenza del Cane a sei zampe verrebbe lasciata alla Lega di Salvini, che avrebbe Angelo Maria Rinaldi, già finito al centro di polemiche per il suo euroscetticismo. Il nome più complicato da riempire rimane quella dell’ad Enel, ma qui Meloni va avanti e rivuole Stefano Donnarumma.
Il nome più discusso è quello Paolo Scaroni, sponsorizzato da Gianni Letta su invito del cavalier Berlusconi, alla presidenza di Enel, ma dopo l’affondo di Meloni non sembra essere la candidatura giusta. Ci sarebbe anche il nome di Stefania Prestigiacomo, ma non è corretto candidare ex parlamentari ai vertici di aziende importanti. Alle Poste si vola su un’altra conferma chiesta da Meloni ossia quella di Matteo Del Fante, ma anche qui c’è un po’ di bagarre visto che sarebbe il suo terzo mandato considerato che era stato già scelto dal governo di Gentiloni nel 2017 e da Conte nel 2020.