“Basta inglesismi o altro, difendo solo la lingua italiana”

A parlare al quotidiano La Verità è l’onorevole Rampelli che precisa: “Non ci saranno multe ai cittadini, sono idiozie”

Finito al centro delle polemiche per aver estremizzato un concetto che lui stesso, promotore della legge, non voleva assolutamente fare. E’ Fabio Rampelli che al quotidiano La Verità, spiega i motivi che l’hanno portato a proporre una legge che in tanti hanno criticato e quasi sbeffeggiato. «Sono prigioniero della mia stessa proposta di legge. Ogni volta devo stare attento a come mi esprimo, se mi scappa una parola in inglese, una qualunque, mentre sono alla Camera rischio la brutta figura. E infatti fioccano sulla Rete i video di tutte le volte in cui mi sono tradito… Questo dimostra che la situazione è grave, ma non seria, per dirla con Ennio Flaiano».

Il deputato
Il deputato di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli (Ansa Notizie.com)

Il deputato di Fratelli d’Italia la prova a prendere con un po’ d’ironia, anche se non è facile considerato che è stato al centro di tante polemiche, ma lui voleva solo difendere la lingua italiana. «La presento da tre legislature, magari questa è la volta buona», sospira. Vero, ma stavolta sembra davvero quella buona e non solo perché al governo c’è il centrodestra. Anche se quando parla di questo argomento, rispetto ad altre volte sembra misurare le parole.

“Veramente l’ho fatto per la pubblica amministrazione”

L'incontro
Il deputato Rampelli con il segretario della Cgil Landini (Ansa Notizie.com)

Rampelli, dunque vuole impedirci di parlare in inglese? gli chiede il vice direttore de La Verità Francesco Borgonovo e il deputato di Fratelli d’Italia con altrettanta sincerità riprende e risponde: «No, voglio che la Pubblica amministrazione, le grandi società, le multinazionali e le partecipate dello Stato parlino italiano e si facciano capire dagli italiani. Perché il loro linguaggio è incomprensibile; soprattutto lo è per le persone meno istruite, gli anziani e i giovanissimi che non hanno ancora iniziato il loro ciclo di studi o per coloro che invece l’hanno dovuto terminare anticipatamente».

E allora perché tutto questo clamore attorno a una legge che sembrava destinata a tutti gli italiani, impauriti dallo stare attenti e dover parlare in pubblico e rischiare una multa. «Viste le falsità che sono circolate in questi giorni, mi permetta di precisare: ogni cittadino era, è e resterà libero di esprimersi nella lingua che vuole. Le sanzioni – che accompagnano fatalmente ogni legge – sono applicate soltanto a quegli enti, a coloro i quali possono scrivere leggi, regolamenti, convenzioni, documenti, contratti o fare proposte commerciali e quindi hanno il dovere di farsi comprendere».

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