Il consiglio dei ministri convocato oggi, ha approvato la dichiarazione di Stato di emergenza nazionale per la gestione degli sbarchi di immigrati clandestini. Quello dell’era Covid si era chiuso il 31 marzo 2022
“Non si può ma si deve, quanno ce vò ce vò, lo stato d’emergenza lo dichiariamo noi...”, mai ritornello di una canzone fu più azzeccato.
Lo stato d’emergenza cantato dai 99 Posse, richiama a forza un parallelismo: era Covid 19, questione migranti. Sì perchè come annunciato, il Consiglio dei ministri convocato oggi ha approvato la dichiarazione di Stato di emergenza nazionale per la gestione degli sbarchi di immigrati clandestini. La decisione inerente la gestione dei flussi di migranti sarebbe maturata dopo un incontro avvenuto ieri tra i ministri dell’Interno, Matteo Piantedosi, e della Protezione civile e del Mare, Nello Musumeci. Con lo stato di emergenza viene predisposto un primo finanziamento di cinque milioni di euro per sei mesi. Serviranno – nelle intenzioni dell’esecutivo – a potenziare soluzioni di accoglienza coinvolgendo la Protezione Civile e la Croce Rossa italiana e rafforzare i Cpr, le strutture finalizzate al rimpatrio dei non aventi diritto alla permanenza in Italia, potenziando le attività di identificazione ed espulsione.
Stato di emergenza, dove lo avevamo lasciato? Ma non ne eravamo appena usciti? Certo perchè era infatti il 31 gennaio 2020 quando il Consiglio dei ministri, con a capo Giuseppe Conte, dichiarò l’emergenza per la pandemia da Coronavirus. L’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – aveva da poco dichiarato l’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale, e il governo italiano non ha tardato ad adeguarsi. La durata iniziale prevista era di un anno, ma le proroghe hanno esteso l’urgenza fino al 31 marzo 2022. Ma quanto può durare lo Stato d’emergenza? Per quali motivi si dichiara? Quali sono le finalità legate alla sua dichiarazione?
Potremmo dire per brevità, che esistono tre tipologie di casi in cui ricorrere allo Stato d’emergenza nel nostro Paese è possibile. In occasione di eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che possono essere affrontati dai singoli enti e amministrazioni competenti (cioè i Comuni) in via ordinaria; eventi calamitosi che richiedono l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni e devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari dalle Regioni, nell’esercizio della loro potestà legislative; emergenze di rilievo nazionale che, a causa della loro intensità o estensione, vanno fronteggiate con mezzi e poteri straordinari. Nel caso ad esempio della pandemia da Covid-19, questa è stata gestita come un’emergenza di livello nazionale. Ciò ha consentito al governo di adottare decisioni in tempi molto brevi, anche tramite i DPCM – decreti del Presidente del consiglio – che non necessitano di approvazione parlamentare.
Spetta al Consiglio dei ministri fissare anche la durata e l’estensione territoriale dello stato eccezionale, con riferimento alla natura e alla qualità degli eventi calamitosi. Vengono poi stanziate le risorse necessarie per fronteggiare i primi interventi di soccorso. Ma quanto dura lo stato di emergenza allora? Secondo l’art. 24 del Codice di protezione civile, quando ha rilievo nazionale non può superare i 12 mesi, ma è prorogabile per ulteriori 12 mesi. Posto che lo stato di emergenza dichiarato dal governo Conte risale al 31 gennaio 2020, questo avrebbe dovuto durare fino al 31 gennaio 2022, adottando la proroga prevista. Per prorogarlo ulteriormente, il governo ha infatti dovuto chiedere l’autorizzazione del Parlamento, arrivata il 17 febbraio. Quindi la fine, come ricordato prima, arrivata il 31 marzo dello scorso anno. Ed ora, per una questione completamente diversa, il Governo Meloni ha dovuto fare ricorso a questa estrema, appunto, decisione