L’esperta parte della strage di Erba e accoglie con favore la possibile revisione del processo: “Le accuse si appoggiano su un quadro probatorio non solido”
La possibile revisione del processo sulla strage di Erba sta facendo parlare e discutere tanto, anche perché è vero che riapre una ferita per una vicenda che colpì tantissimo l’opinione pubblica diciassette anni fa, ma allo stesso tempo darebbe la possibilità ai due imputati Rosa Bazzi e Olindo Romano, che da anni si stanno dichiarando innocenti, cambiando la loro versione iniziale, di avere un processo diverso. Forse più equo rispetto a quello che hanno avuto nel 2007. A tal proposito Notizie.com si è messo in contatto con la famosa criminologa Flaminia Bolzan che sull’argomento sa parecchio e non è rimasta sorpresa dalla possibile revisione del processo: “Conosco bene il processo sulla strada di Erba ed è un caso che dal punto di vista giuridico presenta delle problematicità elevatissime, anche perché il profilo psicologico dei due soggetti, a dire la verità, combacia poco con gli eventi che si sono verificati e le modalità fin troppo precise della strage anche a livello di organizzazione degli omicidi assai elevato, troppo, a mio modo di vedere, per due persone che per me non sarebbero in grado di fare un’azione delittuosa così precisa e breve”.
Per la dottoressa Bolzan ci sono diverse cose che non coincidono, tra queste anche la testimonianza del povero Mario Friggerio morto nel 2014. Per la nota criminologa c’è qualcosa che non va: “Devo essere sincero, a me non mi ha mai convinto il povero Friggerio, la sua testimonianza che all’inizio non riconosce immediatamente Olindo anzi descrive una persona completamente diversa, poi le domande come gli vengono poste erano molto suggestive, ero abbastanza perplessa, una testimonianza che rende una versione, poi dopo la cambia in sede processuale. Il terzo punto è nella confessione da Rosa Bazzi, una persona problematica per alcuni aspetti dal punto di vista cognitivo, poi con tante, troppe discordanze rispetto alla scena del crimine, e tutti questi aspetti non sono stati vagliati in maniera attenta e con troppe imprecisioni, il ragionevole dubbio ancora permane“.
E alla domanda fatidica se i due Rosa Bazzi e Olindo Romano potrebbero essere innocenti, la criminologa Flaminia Bolzan a Notizie.com si sbilancia quasi del tutto: “Se rimarrei stupita se venisse dimostrata la loro innocenza? Assolutamente no, per niente, ci sono troppe cose strane, troppe incongruenze e poi loro due, beh…“. Che intende? Perché secondo lei allora si sono dichiarati colpevoli? “Si sono dichiarati colpevoli perché, in quel momento, era l’unico elemento dalla possibilità di stare insieme. Non ci dimentichiamo che è stata Rosa che ha reso la confessione, per loro è come se si fossero sentiti messi al palo: se voi confessate questa storia finisce subito, per loro, per come sono anzi per come erano, non avevano una conoscenza processuale anzi praticamente nulla. Per Rosa, poi, c’era una centralità di una situazione che non aveva mai vissuta prima, dall’altra una modalità di una situazione di cui non avevano compreso la portata, e, forse, in quel momento, l’hanno vista come un’accetabile via di fuga”.
La domanda è anche un’altra, ma se non sono stati loro due, allora chi è stato a compiere quella cosa così orrida, efferata e agghiacciante? “Questo è un grosso problema – ha risposto con sincerità la Bolzan a Notizie.com -, andrebbe riletto il processo alla luce di una serie di ipotesi alternative, anche se oggi è difficilmente possibile visto che sono passati 17 anni, è tutto più complesso, si poteva andare, si potrebbe fare anche ora, a chi poteva essere presente nella zona circostante, si potrebbero azzardare strade alternative, andando a scandagliando la vita del marito di Raffaella Castagna e lei stessa, forse,, anche se allo stato attuale, prima di andare a cercare chi è stato, almeno al momento, oggi la cosa più importante è vedere se ci sarà la revisione del processo e qualora ci sia, concentrarsi non tanto sul colpevole, quanto sulla definizione della non colpevolezza di due persone che sono in carcere da 17 anni le cui accuse per qualcosa che hanno fatto appoggiano, sinceramente, su un quadro probatorio non tanto solido…anzi, tutt’altro che solido”