Claudia Diaconale, dell’Associazione Gruppo Idee, che da anni si batte per una miglior tutela dei detenuti: “Tutto viene strumentalizzato. La riforma Cartabia è stata fallimentare”
Sovraffollamento, suicidi, processi interminabili. La macchina della Giustizia italiana viaggia con il freno a mano tirato. La situazione sembra sempre più complicata. “E nessuno fa nulla per risolvere la situazione, che nelle carceri italiane è sempre più drammatica”, dichiara in esclusiva a Notizie.com Claudia Diaconale, dell’Asscociazione Gruppo Idee, che da anni si batte per una miglior tutela dei detenuti.
Cosa è stato fatto per il problema del sovraffollamento?
“Il problema del sovraffollamento delle carceri va avanti da più di 30 anni ed è un discorso strumentalizzato a livello politico. A seconda delle idee che ci sono alla base, si prospettano soluzioni diverse: depenalizzazione, incremento delle strutture carcerarie, amnistie, indulti, cambiamenti sui percorsi alternativi, che sarebbe l’unica vera forma di reintegro nella società, attraverso lo studio e il lavoro. Ma nulla è stato fatto concretamente”.
Perchè parla di strumentalizzazione politica?
“Perchè tutto viene strumentalizzato. Soprattutto i fatti di cronaca per fini politici. Con il nuovo Governo, il Ministro Nordio che da sempre ha posizioni garantiste, si è trovato bloccato e impossibilitato a portare avanti determinati progetti. Anche a causa di questa strumentalizzazione continua. Basti pensare al modo in cui una certa parte politica ha strumentalizzato il caso Cospito. Lui stesso si è rifiutato di incontrare nuovamente i politici, quando si è reso conto che la sua situazione era stata strumentalizzata”.
Cosa dovrebbe fare la politica.
“Il problema del sovraffollamento carcerario rimarrà fino a quando la politica non tornerà a fare il suo lavoro. Mettere in atto tutto il necessario per il bene della popolazione e non per finalità egoistiche o relative solo al proprio schieramento. Questo problema si riversa su tutto il mondo della giustizia, con processi lunghi e il caos esistente”.
La riforma Cartabia è crollata?
“La riforma Cartabia purtroppo, ha creato dei problemi. Non si è tenuto conto della realtà dei fatti: non si possono velocizzare certi processi se poi le persone che lavorano sono sempre le stesse. Se non si assume più personale, se non si riorganizza la macchina amministrativa-burocratica che è dietro il mondo della Giustizia, certe lentezze continueranno. La burocrazia è un problema atavico italiano. In ogni settore”.
Anche nella Giustizia?
“Nella Giustizia diventa ancora più evidente perchè va a toccare e ledere i diritti dei cittadini, facendo dei danni inenarrabili. Il problema è politico. La politica ha perso la sua funzione principale. Chi lotta per far si che ci sia un miglioramento meriterebbe rispetto. Oggi la politica ha abdicato al proprio ruolo. C’è un immobilismo totale. Sulla vicenda carceraria si vive la rappresentazione del cambiare tutto, per non cambiare niente. Diventa un balletto tra le parti, tra slogan inutili, che non servono a nulla. Se non cercare di ottenere consensi. Ma la gente lo ha capito. Basta vedere i numeri delle ultime elezioni”.
Cosa andrebbe fatto materialmente?
“Diciamo cosa non è stato fatto. Non è stata fatta una sola assunzione. Non è stato messo a regime nulla. Come si pensava di poter cambiare le cose? Guardate l’esempio della pandemia. Nel momento di maggior bisogno sono state fatte delle assunzioni straordinarie in ospedale. Poi è tornato tutto come prima. Questo è il modus operandi italiano, rapportato anche nelle carceri. Il tema della Giustizia è rappresentativo di ogni democrazia e siamo in un momento storico dove le democrazie sono messe in discussione e a repentaglio”.