I tre che si macchiarono dell’omicidio e dell’atto vergognoso sono fuggiti all’estero e hanno beneficiato della prescrizione
Una storia colma di sangue, ingiustizia e tanta, tanta rabbia e rancore. Sono passati cinquanta anni e ancora c’è questa atmosfera quando si ricorda e si parla del rogo di Primavalle e dei fratelli Mattei, Stefano e Virgilio, il primo aveva 10 anni, il secondo 22. Una vicenda che ha segnato un’epoca e l’odio tra le due fazioni di destra e sinistra. Erano gli anni di piombo, gli anni più duri. E quello che fa ancora più rabbia è che nessuno pagò per quel delitto. Quell’assassinio così feroce e barbaro. Quando, ventotto anni dopo e con la pena ormai andata in prescrizione, uno di loro confessò rivelò che non volevano uccidere ma solo spaventare: «Doveva essere un’azione dimostrativa, come altre che avevamo fatto contro i fascisti a Primavalle».
Invece il fuoco messo davanti alla porta di un appartamento di 40 metri quadrati dove vivevano otto persone, una famiglia, provocò una strage di due ragazzi che sono diventati l’icona di come l’odio riesce a prevalere su tutto. L’immagine del cadavere di Virgilio Mattei, 22 anni, ritrovato abbracciato al fratello più piccolo Stefano fu raccapricciante. I genitori e gli altri quattro fratelli, si salvarono per miracolo. All’epoca le indagini andarono su un gruppo di giovani appartenenti a Potere Operaio, gruppo extraparlamentare che aveva una struttura illegale dove circolavano armi e quant’altro.
Dei tre inquisiti Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo solo il primo venne arrestato, gli altri due riuscirono a fuggire. Ma ci furono tentativi di depistaggio e tanta confusione attorno a questa vicenda subito dopo l’assassinio in una atmosfera davvero pesante. Il primo processo, nel quale venne chiesto l’ergastolo per il reato di strage a tutti e tre, si concluse nel 1975, con un’assoluzione piena per insufficienza di prove, con Achille Lollo liberato, visto che era l’unico andato in carcere per due anni.
Questo verdetto poi fu annullato in appello, con la Cassazione che con l’aggiunta di nuovo elementi e prove ordinò un nuovo processo. Passarono tanti anni e l’appello-bis si concluse addirittura a dicembre 1986 e ci furono condanne per tutti, non per strage ma per altri reati. Vennero inflitti 18 anni ad ognuno di loro poi, confermati dalla Cassazione l’anno successivo. I tre però erano tutti latitanti all’estero: Lollo in Brasile, Grillo in Nicaragua e Clavo chissà dove. Infine, nel 2005 arrivò l’estinzione delle pene per prescrizione. Una cosa che fece indignare tutti, anche se erano passati tanti anni. E ancora oggi l’eco di quell’ingiustizia è ancora viva e forte.