Il Terzo Polo non esiste più. Gli ultimi tentativi di arrivare ad un accordo sono naufragati. Ora Italia Viva e Azione sono pronti ad andare da soli.
Si è chiusa definitivamente l’era del Terzo Polo formato da Azione e Italia Viva. Come riportato da La Nazione, nelle ultime ore i pontieri sono stati al lavoro per cercare di trovare un punto di incontro tra Renzi e Calenda, ma il secondo ha chiuso definitivamente la porta spiegando che le azioni dell’ex premier e della Boschi di questi mesi hanno fatto venire meno i presupposti di fiducia.
“E’ chiaro che sarebbe stato difficile – ha ammesso al quotidiano Luigi Marattin, esponente di Italia Viva – perché questo partito doveva rompere un assetto bipolare. Poi si sono aggiunte delle altre problematiche specifiche su cui non mi interessa ora ritornare“.
Marattin: “Il progetto non è assolutamente finito”
Nonostante la rottura con Azione e la nascita di un partito unico naufragata, per Marattin il progetto chiamato Terzo Polo non è assolutamente finito. Anzi presto ci potrebbero essere delle novità importanti. “Il nostro compito ora deve essere quello di trovare le forme più adeguate per non buttare via quanto fatto fino ad oggi“, ha precisato l’esponente renziano.
“Il nostro obiettivo, anche su basi diverse rispetto al passato, non deve cambiare – ha aggiunto Marattin – dobbiamo offrire una sponda libera e riformista a tutti quegli italiani che in questo momento non si riconoscono nei sovranisti, populisti e conservatori di destra e di sinistra“.
Marattin assicura: “Resteremo all’opposizione”
In queste ultime ore si è parlato anche di un possibile passaggio di Italia Viva nella maggioranza dopo la rottura con Azione, ma Marattin in questa intervista ha assicurato che nel partito non c’è nessuna intenzione di cambiare linea: “Resteremo all’opposizione. Quando riusciremo s scardinare questo bipolarismo sono convinto che avremo delle sorprese“.
Per il renziano anche un breve passaggio sulle Europee: “Manca un anno e quindi vedremo cosa succederà. L’importante è imparare ad avere il passo giusto. Se si crede alla portata culturale, prima che politica, di questo progetto, allora dobbiamo iniziare a non far dipendere la sua esistenza dalle elezioni. I processi politici hanno assolutamente bisogno di tempo per farsi spazio nella nostra società“.