Il Presidente dell’Unione delle Camere Penali: “Il 30% dei detenuti sono ancora in attesa di giudizio. Bisogna seguire questa strada”
“La situazione nelle carceri italiane è insostenibile”. Gian Domenico Caiazza, Presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane, in esclusiva ai microfoni di Notizie.com, commenta i problemi che attanagliano il mondo carcerario. Tra sovraffollamento, lunghezze nei processi, ricorsi infiniti e problemi nel trovare soluzioni alternative, “Che andrebbero a risolvere i problemi legati al sovraffollamento, soprattutto se si concentrassero gli sforzi su tutte le pene al di sotto dei quattro anni”.
L’avvocato Caiazza , è stato presidente della Camera penale di Roma dal 2006 al 2010. Ha difeso Enzo Tortora nella sua battaglia legale ed è stato il legale di Marco Pannella, Emma Bonino, e altri militanti radicali nei processi penali nati dagli atti di disobbedienza civile.. Ha coordinato la raccolta delle firme a favore del disegno di legge di riforma costituzionale per la separazione delle carriere della magistratura per l’Unione delle camere penali. “In questo momento le carceri italiane vivono una situazione insostenibile. Ma il problema non è circoscritto agli ultimi anni. Ce lo trasciniamo da diverso tempo”.
Come si può combattere il sovraffollamento?
“Conosciamo perfettamente qual è la situazione in Italia. Il problema del sovraffollamento è persistente e continua a non risolversi, nonostante le indicazioni nazionali. Siamo di nuovo verso i limiti di guardia. L’aspetto più preoccupante è che più del 30% sono detenuti in attesa di giudizio. Una situazione che dovrebbe suggerire qualcosa”.
Cosa?
“Servirebbe un ricorso sistematico ed organico alle misure alternative al carcere: per lo meno per quanto riguarda l’esecuzione delle pene di minore gravità. Ma non vedo segnali in questo senso al momento”.
Molti lamentano ingerenze politiche e strumentalizzazioni. Esiste un problema di questo tipo?
“Il problema di scelte legislative esiste. Bisogna rendere più facile l’accesso alle misure alternative alla detenzione, che vanno rese più efficaci e controllate. Indubbiamente c’è un problema di qualità di queste misure. Manca il personale, non ci sono strumenti, non ci si dedicano finanziamenti. Esiste il problema di rendere più efficienti le misure alternative. Ma credo che si tratti dell’unica strada percorribile”.
Cosa serve materialmente per poterla attuare?
“Se vogliamo affrontare il problema del sovraffollamento in modo serio, per le pene fino a quattro anni di reclusione, si deve studiare una corsia privilegiata per l’assegnazione a misure alternative. La Legge Cartabia ha previsto misure in questo senso, ma bisogna capire se gli si da attuazione o meno. Il problema principale è la destinazione dei fondi e delle risorse umane”.