La psichiatra aggredita con una mazza all’uscita dell’ospedale purtroppo è deceduta. Per Barbara Capovani è stata dichiarata la morte cerebrale
Da Pisa arriva la tragica notizia che nessuno avrebbe mai voluto ricevere. Purtroppo Barbara Capovani non ce l’ha fatta. Ricordiamo che la psichiatra è stata aggredita, nella giornata di venerdì, da un ex paziente. Quest’ultimo l’avrebbe colpita, su quasi tutte le parti del corpo, con una mazza. Le condizioni, nelle ultime ore, erano peggiorate sempre di più. Fino a quando, nella serata di ieri, non è stata dichiarata la morte cerebrale della professionista. Una vicenda scioccante per familiari, colleghi ed amici che hanno sperato sino all’ultimo che la situazione potesse cambiare in positivo.
Come riportato in precedenza le ferite che ha riportato nell’aggressione erano troppo gravi per fare in modo di salvarle la vita. Il tutto è avvenuto all’esterno dell’ospedale ‘Santa Chiara‘ della città toscana. A commentare la notizia ci ha pensato il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Lo stesso che ancora non può credere a quanto accaduto. La famiglia ha deciso di donare gli organi. Una vicenda che scuote il mondo degli operatori sanitari e socio-sanitari, presi sempre più di mira da parte di persone che reagiscono con la violenza. “La loro sicurezza mi sta particolarmente a cuore. Insieme a Piantedosi abbiamo aperto posti di polizia negli ospedali“.
Ad uccidere la donna Gianluca Paul Seung. Una persona che, in passato, è stato indagato per altri reati violenti. Nel pomeriggio di venerdì, però, si è scagliato con estrema violenza nei confronti della Capovani che aveva appena finito il suo turno. Purtroppo si è trovata di fronte alla furia dell’uomo che l’ha uccisa senza alcuna pietà. Le forze dell’ordine, dopo aver avviato immediatamente le indagini, sono riusciti a rintracciare l’uomo e ad arrestarlo. Ora la sua posizione si è inevitabilmente aggravata.
In merito a questa vicenda il ministro Schillaci ha fatto sapere che è stata avviata una campagna di sensibilizzazione per ricreare un rapporto di fiducia tra paziente e medico. Con l’obiettivo chiaro che i cittadini sappiano che quando vedono una persona in camice bianco, sanno che daranno supporto, cura ed aiuto. In conclusione il ministro fa sapere: “La vicenda della dottoressa Capovani ci lascia tutti attoniti ma non deve farci sentire impotenti: siamo pronti a lavorare per individuare ogni altra strada percorribile e soluzioni utili a prevenire ogni genere di violenza“.