Il leader del Movimento Cinque Stelle era presente a via Tasso al museo della Liberazione per celebrare il 25 aprile
Un’amicizia che si è rotta e, probabilmente,. non si sanerà mai più. Nemmeno nel giorno della pacificazione, almeno è questa una delle tante battute che Giuseppe Conte ha riservato sull’ex amico e compagno di partito Luigi Di Maio. Era da tanto tempo che non ne parlava, ma adesso, con il nuovo incarico da inviato per la Ue per il Golfo, il leader dei Cinquestelle non si può esimere dal dire qualcosa, soprattutto lui che ci ha lavorato fianco a fianco. “Non parliamo della persona, a Di Maio auguriamo buon lavoro. Ma diciamo che suo malgrado è diventato la metafora della logica perversa del potere“, sembrava partire con una carezza, quando in realtà è andato col primo dei tanti ceffoni.
Per Conte, forse, non è proprio la persona adatta a ricoprire quel ruolo, ma non lo dice apertamente anche se lo fa capire abbastanza bene. Il leader dei Cinquestelle non dimentica che e mentre “gli elettori lo hanno punito, il sistema di potere che lui ha servito lo ha premiato“. Il leader M5s Giuseppe Conte, non dimentica quanto successo con Di Maio e si vede che la ferita è ancora aperta, tanto che rammenta e ricorda al Pd che ha esaltato questa nuova figura di Di Maio: “Ricordo a loro che hanno fatto tanti complimenti che per noi quello che è successo con lui è una ferita ancora aperta“.
“Penso solo sia strano che la Meloni, pur potendolo fare, non abbia posto il veto su di lui…”
Per Conte non ci sono tanti margini per trattare e non si risparmia dalle critiche e anche dal fare le battute: “Quando era con noi a contrastare la corruzione e a difendere gli ultimi e non privilegiati veniva deriso e umiliato. Quando poi ha preso a lodare supinamente l’inesistente agenda Draghi è diventato un politico serio e responsabile. Quando infine ha fondato un partito e ha iniziato a fare la guerra la movimento per emarginarlo è diventato uno statista“.
Sul suo nuovo ruolo non è che si sbilancia più di tanto, anche se ci tiene a sottolineare un aspetto che non è proprio secondario anzi fa abbastanza riflettere: “Vedremo come si comporterà in questo suo nuovo ruolo. Certo è è singolare che il premier Meloni, pur volendo non si sia opposta. E questo, la dice lunga sulla sua connivenza con un certo sistema di potere che è anche a Bruxelles. Ed è l’ennesima conferma che la sua politica rivela piena continuità draghiana“, ha concluso il leader dei Cinquestelle Giuseppe Conte che, prima di entrare nel Museo della Liberazione, non è passato davanti a nessuno anzi si è messo in fila, andandosi a mettere all’ultimo posto.