Secondo un recente studio, dai ragazzi è arrivata una nuova e più forte spinta verso la Chiesa. Lo smarrimento vissuto negli ultimi anni è stato decisivo
Una nuova riscoperta della fede, maturata nel corso degli ultimi anni e a seguito di numerose vicissitudini, che hanno portato i giovani ad un rapporto diverso, più maturo e ad una nuova e più forte consapevolezza dell’esistenza di un potere superiore. E’ questo lo studio effettuato dallo Springtide Institute, che ha regalato una nuova e più veritiera fotografia dei giovani negli Stati Uniti.
I ragazzi sembrano sviluppare una nuova e più consapevole fede verso Dio. E l’hanno sviluppata a modo loro. Alla base di questo cambiamento netto e radicale, secondo quanto studiato, ci sarebbe lo smarrimento e le difficoltà vissute durante il periodo di pandemia, che ha minato tutte le certezze e le convinzioni dei ragazzi, portandoli allo smarrimento e ad una debolezza con la quale non avevano mai avuto a che fare.
Lo studio è stato condotto su un campione molto alto di giovani: circa 1000. Il 35 % dei partecipanti ha confermato un aumento della propria convinzione religiosa durante il periodo pandemico. Il 47 % (quasi la metà degli intervistati) ha invece dichiarato che la propria fede è rimasta alta durante il periodo di crisi. Solo il 18 % ha invece dichiarato di non credere e di non aver riscontrato novità sulla sua fede. Alla base della discussione un grande senso di solitudine, che nel periodo Covid è stato ulteriormente accentuato. Il settanta per cento degli intervistato infatti, ha dichiarato che interagire con le persone, anche se in modo virtuale, li ha fatti sentire più collegati. Quasi la metà di loro, tuttavia, ammette di sentirsi isolata per il fatto di non essere stata contattata a livello individuale.
La ricerca dell’istituto statunitense è stata condotta su giovani tra i 13 e i 25 anni ed ha portato alla pubblicazione di un dossier da parte dello Springtide Research Institute di Bloomington (Minnesota, Stati Uniti). Lo studio è stato chiamato Belonging: Reconnecting America’s Loneliest Generation. Sono stati intervistati ragazzi tra i 18 e i 25 anni, che hanno confermato le difficoltà a gestire l’isolamento e il distanziamento, che sono stati fonte di paura ed incertezza. Molti hanno riscontrato l’aumento di livelli di solitudine, stress e altri disturbi. Lo studio condotto ha confermato che la stragrande maggioranza dei giovani ha trovato sollievo nell’avere un maggior contatto con gli adulti. Meno dell’1% degli adulti che si è collegato ai giovani era costituito da rappresentanti del clero o leader religiosi. Il legame più comune era con familiari e amici (89%), seguito da insegnanti/professori (5%) e capi (2%).
“Lo studio ha verificato che quello che allevia l’esperienza di solitudine per i giovani è che ci siano degli adulti che si prendono cura di loro collegandosi”, hanno specificato i responsabili dello studio, che hanno anche evidenziato come molti siano riusciti a trovare sollievo attraverso i servizi online offerti da chiese ed istituti religiosi.