Il regista esordiente Marescotti Ruspoli ha debuttato ieri sera al cinema Troisi di Roma, presentando Amusia, il suo primo film.
Riuscire ad esordire in un panorama cinematografico a dir poco precario è già impresa da pochi, ma farlo in sala, con un film importante nei presupposti e negli esiti, con la fotografia curata da Luca Bigazzi, uno dei DOP (Director of Photography) migliori d’Italia, appare semplicemente come un piccolo miracolo.
E’ proprio ciò che ha fatto Marescotti Ruspoli con Amusia, nuova pellicola che ieri è stata presentata al cinema Troisi di Roma. Il cinema, che porta il nome di Massimo Troisi, è riuscito in poco tempo, grazie ad un grandioso lavoro di contatti e ufficio stampa, a ospitare numerosi ospiti d’eccezione, nonché a porre le basi per un movimento cinematografico vivo e fecondo.
Trovare il coraggio di fare un film
Nel corso della serata, Ruspoli ha raccontato alla platea la genesi creativa del film e, ai nostri microfoni, ha anche mosso un giudizio ottimista nei confronti del cinema nazionale: “Credo che il cinema italiano sia in fase di miglioramento… o almeno lo spero”. Il film racconta la vicenda di Livia, una giovane ragazza che soffre di amusia, una malattia molto rara, il cui sintomo principale consiste nell’impossibilità di ascoltare la musica come accadrebbe normalmente: attraverso una distorsione sonora, la musica viene sostanzialmente percepita come un fastidio uditivo.
Le implicazioni di questo affascinante presupposto ve le lasciamo scoprire in sala e, intanto, vi riportiamo le parole di Ruspoli ai numerosi spettatori presenti in sala: “Sono un osservatore e osservando ho costruito il mio gusto estetico. In Amusia ho messo insieme cose che mi piacciono, sapevo di voler fare un film con una certa estetica e la difficoltà più grossa per me è stata convincersi di essere capace di fare un film, sconfiggendo un senso di vergogna verso se stessi. Ritrovarsi a scrivere perché se ne ha bisogno, perché ambisci a fare qualcosa più grande di te”. Il regista esordiente ha poi concluso, parlando della sorprendente collaborazione avuta con Luca Bigazzi: “Penso che la collaborazione con Luca si sia generata grazie a questa attenzione all’estetica. Luca ha capito che avevo chiaro quel che volevo mostrare e così ho avuto il supporto del pittore più grande che c’è”.