In attesa di capire se il processo sulla strage di Erba sarà riaperto, il procuratore di Como va al contrattacco con un duro comunicato. Ecco i dettagli.
E’ scontro aperto tra Milano e Como sulla strage di Erba. Il sostituto procuratore della Corte d’appello di Milano nelle scorse settimane ha avanzato la richiesta di una riapertura del caso e di un nuovo processo per l’arrivo di nuove prove che scagionerebbero Rosa e Olindo, entrambi condannati all’ergastolo per gli omicidi di Raffaella Castagna, del figlio Youssef, della nonna del piccolo e della vicina di casa.
Una richiesta non assolutamente condivisa dal pm di Como che, in un comunicato citato da TgCom24, va al contrattacco: “Le accuse che arrivano dal Pg non hanno giustificazione. La responsabilità della coppia è stata affermata nei tre gradi di giudizio e le decisioni sono state prese in base a delle prove raccolte dalla pubblica accusa. La lettura delle corpose e approfondite sentenze non lasciano spazio a nessuna perplessità”.
Lo stesso procuratore di Como ha sottolineato che “in questi 16 anni come Procura ci siamo consegnati ad un doveroso e rigoroso silenzio delle parti processuali e degli stessi imputati. Ora ci auspichiamo che questo sia adottato anche da tutti coloro che accostano alla drammatica vicenda, al cui fondo rimanere il dolore dei familiari delle vittime”.
Ma allo stesso tempo il pm si è detto pronto ad intervenire e “tutelare nelle sedi e con le forme opportune l’immagine della Procura e soprattutto, difendere la correttezza e la professionalità dei nostri magistrati“.
Le parole della Procura di Como arrivano in attesa della decisione sulla riapertura del processo. Come confermato da Lavorino ai nostri microfoni, le nuove prove dovrebbero portare ad una nuova indagine per chiarire meglio quanto successo ad Erba. Una strage che, a quasi 16 anni da quell’11 dicembre, rischia di riaprirsi e quindi annullare le condanne all’ergastolo di Olindo e Rosa.