La rivelazione di Papa Francesco durante la conferenza stampa di ritorno dal viaggio in Ungheria. Pare che la Santa Sede si stia muovendo sul fronte ucraino in maniera particolarmente concreta e pragmatica.
Nello specifico, il Pontefice ha rivelato che il Vaticano avrebbe “in corso una missione di pace per Ucraina”, una vera e propria spedizione “segreta”, che Bergoglio ha voluto soffiare ai giornalisti presenti sul volo, che gli chiedevano di cosa ha parlato con il presidente ungherese Orban.
“In questi incontri non abbiamo parlato certo di Cappuccetto Rosso”, è stata la risposta ironica ma incredibilmente concreta di Francesco rispondendo alle domande dei giornalisti sui colloqui avuti con il premier Viktor Orban e il Metropolita ortodosso Hilarion di Ungheria, durante la permanenza ungherese. Si tratta infatti di due personaggi particolarmente indicati per avere un ruolo di mediazione con Mosca, a cui Francesco punta per giungere a un accordo di pace sul conflitto che da anni sta sconquassando l’Ucraina.
Hilarion è infatti stato per oltre un decennio responsabile del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca e da un anno ricopre il ruolo di metropolita dell’Ungheria. Mentre il rapporto positivo del presidente Orban, fumo negli occhi dei progressisti di tutto Occidente, con Vladimir Putin è alla luce del sole, specialmente dopo lo strappo dell’Ungheria con l’Europa nelle scorse settimane dovuto agli accordi siglati con Mosca su gas e nucleare.
“Abbiamo parlato della guerra, a tutti interessa la strada della pace e io sono disposto a fare tutto quello che si deve fare. Adesso è in corso una missione della Santa Sede che non è pubblica. Quando sarà pubblica lo dirò”, sono state le parole di Bergoglio, che hanno aperto un vero e proprio squarcio sui movimenti vaticani per la pace nell’est Europa.
Le parole pronunciate durante la conferenza stampa a bordo dell’aereo che lo riportava a Roma da Budapest suonano infatti come un sonoro segnale di impegno ma anche e soprattutto un messaggio inviato oltre quella che all’epoca di Wojtyla era la Cortina di Ferro, e che oggi si ripresenta come lo spartiacque tra Occidente e Oriente, nello scontro personificato dai due colossi di queste due latitudini, vale a dire Stati Uniti e Cina, di cui Mosca e Bruxelles sembrano svolgere il ruolo di mere appendici.
La Santa Sede infatti si è detta, attraverso Francesco, anche disposta ad aiutare l’Ucraina per riportare in patria i bambini deportati in Russia. “La Santa Sede ha già fatto da intermediario in alcune situazioni di scambio di prigionieri tramite l’ambasciata”, ed “è disposta a farlo perché è la cosa giusta. Questo non deve essere un ‘casus belli’ ma un caso di umanità, non è bottino di guerra. Bisogna fare tutto quello che di umano è possibile”, ha spiegato Francesco.
Di fatto, ora tutti attendono il fatidico incontro con il Patriarca di Mosca, Kirill, già rimandato l’anno scorso. Un colloquio che “si dovrà fare”, ha chiosato ancora una volta il Papa, dopo avere ricordato che “con Kirill ho parlato una sola volta dall’inizio della guerra, per 40 minuti. Poi tramite il metropolita Antonj che ha preso il posto di Hilarion c’è un rapporto con Kirill”. Tutti ricordano infatti il videocollegamento in cui Bergoglio ha ricordato che il compito dei cristiani non è quello di essere chierici di Stato o chierichetti di Putin, come spiegato in diverse occasioni all’inizio dell’ultima fase del conflitto russo-ucraino, quella scoppiata circa un anno fa.
“È rimasto sospeso l’incontro a Gerusalemme che dovevamo avere l’anno scorso a giugno, ma si dovrà fare”, è stata la conferma di Bergoglio, rimarcando che “con la parte russa ho un buon rapporto con l’ambasciatore presso la Santa Sede, che adesso lascia dopo 7 anni: è una persona seria, colta. Molto equilibrata. I rapporti con i russi avvengono tramite questo ambasciatore”.