Russia, giornalisti sotto attacco: dal 2000 sono 23 i morti e 35 gli arrestati

Garantire il diritto di cronaca in Russia diventa sempre più un’utopia, oggi più che mai con la guerra contro l’Ucraina in atto non ci può essere spazio per il dissenso

Numeri, freddi numeri che in realtà suonano come la più triste delle melodie. Suonano come i rintocchi di una campana in occasione del funerale. Sono i numeri dell’attacco che i giornalisti russi vivono da 23 anni a questa parte. Numeri destinati ovviamente a crescere con lo scoppio della guerra in Ucraina che non ha fatto altro che esacerbare questo conflitto interno in un paese dove ormai si finisce in carcere anche per i disegni di una bambina.

Il PdR Sergio Mattarella con la figlia di Anna Politovskaja
Il PdR Sergio Mattarella con Vera Politovskaja, la figlia di Anna Politovskaja (ANSA) – Notizie.com

A riportare questi dati è Libero sulle pagine del quotidiano in edicola il 4 maggio. Dal 2000 ad oggi sono in totale 58 i cronisti finiti nella purga di Putin. 23 di loro sono stati uccisi dal regime mentre i restanti 35 sono alle prese con pene più o meno severe da scontare. Se nel corso degli anni Anna Politkovskaja si è fatta suo malgrado simbolo di questa repressione è ancora oggi ancora poca la voce che viene data alla repressione di chi vorrebbe solo garantire un diritto umano, quello di cronaca. Con lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina la situazione è sostanzialmente invivibile. La propaganda non ammette confronto, il verbo è e deve essere unico, i dissidenti vanno fatti tacere. Aleksey Moskalev, Vladimir Kara-Murza e Maria Ponomarenko non sono altro che alcuni dei casi più eclatanti degli ultimi mesi, tutti giornalisti arrestati perché in un modo o nell’altro avevano mostrato il loro dissenso verso il conflitto.

L’assurda escalation degli ultimi mesi

C’era troppo silenzio più di 16 anni fa quando in occasione del compleanno di Putin il 7 ottobre 2006 la giornalista Anna Politkovskaja che aveva osato portare alla luce le terribili violazioni dei diritti umani in occasione delle guerre in Cecenia veniva uccisa nel suo appartamento di Mosca per via del suo dissenso verso le operazioni dello “Zar”. C’è troppo silenzio oggi mentre la guerra imperversa al fronte e in patria non è accettato nulla che non sia in linea con il piano di Putin. Lo sanno bene i giornalisti finiti in carcere, che sanno tristemente di potersi ritenere fortunati ad aver conservato almeno la vita rispetto ai 23 colleghi capitanati dalla Politkovskaja.

Putin e la repressione dei giornalisti
Putin e la repressione dei giornalisti (ANSA) – Notizie.com

Il giornalista quarantaduenne Vladimir Kara-Murza lo scorso 17 aprile è stato condannato a 25 anni di reclusione per aver criticato l’invasione in Ucraina nel 2022. Si era permesso di chiedere sanzioni nei confronti dei funzionari dello stato per le ripetute violazioni dei diritti umani e per la corruzione dilagante. Anche lo Zar Putin era stato oggetto della sua critica per il modo in cui venivano trattati i dissidenti. Era in Francia solo 2 settimane prima della sua incarcerazione ma è voluto tornare in Russia perché “come si fa a fare cronaca se si è lontani dal luogo dove accadono le cose?Maria Ponomarenko una giornalista di Rus-news condannata a 6 anni di carcere per un post critico contro l’esercito russo per la distruzione del teatro di Mariupol. Oppure l’assurdo caso di Aleksey Moskalev, 53 anni, arrestato lo scorso 3 marzo dalle forze di sicurezza a causa del disegno della figlia contro la guerra. Se ci si chiede ancora perché nessuna forma di dissenso arriva dai media locali verso l’invasione dell’Ucraina forse è anche colpa del nostro silenzio.

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