Il presidente del consiglio Giorgia Meloni, domani a Palazzo Ghigi, incontrerà i leader delle opposizioni per discutere dei percorsi possibili per varare le riforme delle istituzioni
Chiudere con l’anomalia di assetti che durano “in media due anni”, per dare all’Italia governi stabili. Parte domani con questo spirito e con una serie di incontri con le opposizioni, il percorso della maggioranza per varare le riforme istituzionali.
All’incontro, oltre ovviamente al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai vicepremier Tajani (che si augura che le minoranza non scelgano l’Aventino, ma se così fosse chi governa andrà avanti e poi toccherà ai cittadini coi referendum) e Salvini, parteciperà anche il costituzionalista Francesco Marini. Quali le ricette sul tavolo? La preferita dalla Meloni è ovviamente quella del presidenzialismo, con l’elezione diretta del Capo dello Stato che in veste di premier. La seconda opzione è il semipresidenzialismo alla francese, col potere esecutivo condiviso dal presidente della Repubblica e dal primo ministro. Il primo eletto direttamente dal popolo che poi nomina il secondo sulla base del risultato elettorale.
Il presidente viene eletto a suffragio universale diretto a doppio turno. Terzia via: neoparlamentarismo che prevede il rafforzamento dei poteri del primo ministro, la sua elezione diretta e la sfiducia costruttiva. Appare l’ipotesi meno percorribile e probabile. Bicameralismo, per il capo del governo Meloni, punto fermo. Il presidente del Consiglio infatti non intende mettere in discussione il meccanismo alla base del Parlamento, cosa che invece tentò di fare l’allora premier Matteo Renzi nel 2016. Renzi, oggi leader indiscusso di Italia Viva, che questa mattina con la sua Enews è intervenuto sul tema Riforme e sugli incontri di domani: “Le nostre idee sono semplici e chiare: sindaco d’Italia e superamento del Bicameralismo perfetto. Abbiamo le carte in regola per dirlo forte e chiaro. Facciamo un piccolo passo in più, giusto per ricordare la storia e provare a scrivere il futuro. Ho presentato oggi una proposta di legge di revisione costituzionale per chiedere l’abolizione del CNEL. Gli avversari dicono che le riforme costituzionali non sono passate perché erano troppo eterogenee. Bene”.
“Siamo d’accordo sull’idea del premierato e sull’idea di superare un bicameralismo che non funziona piu’.
Sul presidenzialismo non siamo d’accordo”. Sempre dentro al Terzo Polo, o ex Terzo Polo, va registrata la posizione aperturista nei confronti della maggioranza di Carlo Calenda, leader di Azione che oggi ha parlato a Radio 24.”Sono per il monocameralismo secco, ma deve rimanere il Senato. Sono per l’abolizione della Camera“. Già nella giornata di ieri Calenda aveva fatto sapere che all’incontro di domani “andremo proponendo le priorità del nostro programma elettorale, che riprende molti punti del referendum del 2016. Più poteri al Premier, monocameralismo, riordino del federalismo. Siamo contrari a toccare la figura del presidente della Repubblica. In un paese (troppo) diviso è l’unico punto di riferimento riconosciuto da tutti”.
Anche Dario Parrini, senatore del PD, intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, si è espresso sul dialogo con la maggioranza in programma a patire da dmani: “Dobbiamo vedere se la volontà di dialogo c’è oppure se è solo un modo per guadagnare tempo e distogliere l’attenzione dalle brutte figure che sta facendo il governo. Noi non abbiamo pregiudizi, aspettiamo che la premier ci dica quali problemi si vogliono risolvere e quali strumenti consentono di risolverli. Se invece ci sono solo dei feticci ideologici da sventolare allora vuol dire che non c’è una vera volontà di dialogo. Questo dobbiamo verificare. Noi del Pd abbiamo delle proposte di cambiamento definite nella scorsa legislatura che ci trovano tutti d’accordo. Ad esempio il modello tedesco, il cancellierato, che consente di razionalizzare la forma di governo parlamentare senza svuotare il ruolo del Presidente della Repubblica così come oggi lo conosciamo. Mentre il presidenzialismo e il premierato vanificano questa funzione del Presidente della Repubblica. Noi dobbiamo definire bene il perimetro della discussione. Se si vuole discutere di riforme istituzionali bisogna sapere che non si possono fare a pezzetti”.
Comunque una posizione ufficiale, in seno al Pd diviso tra chi vuole mostrarsi più dialogante e chi invece (la maggioranza dem ovviamente) vuol chiudere al dibattito sulle Riforme, dovrebbe arrivare in giornata al termine della riunione di segreteria convocata da Elly Schlein. Per quanto riguarda il M5S, parrebbe almeno sul tema Riforme, allineato sulla posizione del Partito democratico.