Adozione, maternità surrogata e compagnia sono termini di culto del dibattito politico-sociale, ma perché non si accenna mai al mondo dei bambini con disabilità?
Il dibattito politico-sociale attorno alla natalità a 360 gradi è forse più acceso che mai negli ultimi tempi. Sono tante ed estremamente eterogenee le fattispecie che impegnano alle dovute riflessioni e scelte i nostri rappresentanti. Eppure in un mare di informazioni, idee e contrasti tutto il mondo dei bambini con disabilità è troppo spesso abbandonato a se stesso.
Se all’adozione negli ultimi mesi si è sostituito il tema scottante della maternità surrogata, tema che per altro impegna da anni in dibattiti etici esperti dei settori più svariati, dalla medicina fino al diritto, a rimanere sempre confinato sullo sfondo c’è il tema dei bambini disabili. Sì perché che lo si voglia riconoscere o meno il numero di bambini affetti da disabilità abbandonati negli ospedali si mantiene costantemente alto. Adottare un bambino affetto da disabilità poi è cosa più unica che rara, ma in fondo che colpa ne hanno le coppie che pur spinte dal fortissimo intento di mettere su famiglia vengono ostacolati da tutta la serie di problemi che si aprono sulla loro via? Che ne sarà di quei piccoli bambini innocenti? Riusciranno a garantirgli non l’affetto, quello è scontato, ma le cure e le attenzioni di cui ha bisogno? E poi, se un giorno loro non dovessero esserci più che ne sarà dei loro figli?
La storia di Luca e della piccola Alba
Parallelamente al mondo dell’adozione dei bambini sani c’è tutto un universo fatto di bambini che forse non troveranno mai una famiglia. E se anche nelle migliori delle società non si può omettere di accettare la presenza anche di chi decide aprioristicamente di non averne a che fare è però innegabile che la strada da percorrere per chi voglia decidere di prendere con se un bambino disabile è buia e senza indicazioni. Ne parla l’Espresso raccogliendo la testimonianza di Luca Trapanese, il papà della piccola Alba famoso sui social proprio per le sue battaglie a favore della sensibilizzazione in questo campo.
Alba, 5 anni è affetta dalla sindrome di Down, lasciata dalla mamma che l’ha partorita in ospedale era pronta ad essere adottata, ma nessuna delle coppie tradizionali l’ha voluta. “Non bisogna colpevolizzare i genitori” dice Luca, “sono distrutti, devastati, disorientati“. Nella nostra società rimane un tabù perché nessun progetto è predisposto per queste piccole creature innocenti e per i loro genitori, naturali o adottivi che siano. “Le terapie erogate dal servizio pubblico sono spesso lente e poco frequenti, non si può abbandonare i genitori alle speranze, alla speranza che vada sempre tutto bene. Questa società discrimina“, conclude Luca, “discrimina perché non pensa al bambino disabile come ad un bambino come tutti gli altri. La mia domanda più grande è: cosa riserverà il futuro ad Alba dopo di noi?