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Economia

Riforma pensioni, aumenti in arrivo: ecco da quando

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Cristiano

Riforma pensioni, importanti aggiornamenti in arrivo: così come gli aumenti, ecco a partire da quando 

Inps (Ansa Foto) Notizie.com

A lanciare la clamorosa indiscrezione ci ha pensato direttamente il quotidiano “La Repubblica“. A quanto pare sono previsti degli importanti aumenti per quanto riguarda le pensioni. Spunta anche la data. A partire dal 1° luglio di quest’anno ben 1,3 milioni di pensionati riceveranno il tanto atteso aumento dell’assegno. Dopo che lo stesso è stato approvato con la Legge di bilancio del 2023. Un passo molto importante quello del Governo che ha deciso di alzare le minime a 600 euro. Il quotidiano ha parlato di una operazione necessaria.

Proprio per evitare che questo aumento andasse a finire nelle tasche di chi non percepiva una “vera” pensione minima. Gli stessi che avrebbero richiesto un lavoro supplementare alle strutture da parte del ministero del Lavoro. Con la collaborazione da parte del Mef. Per quanto riguarda l’Inps la procedura sta per essere chiusa. In questo modo sarà operativa la circolare che è stata emanata lo scorso 3 aprile. Per chi ha meno di 75 anni la pensione passerà da 563,74 a 572,20 euro. Invece per coloro che hanno superato i 75 anni il beneficio sarà di 36,08 euro al mese: l’assegno salirà da 563,74 a 599,82 euro.

Riforme pensioni, aumenti in arrivo: le prime considerazioni

Riforme pensioni, aumenti in arrivo (Ansa Foto) Notizie.com

In merito a questo importante nuovo passo in avanti da parte del governo targato Meloni sono arrivate già le prime considerazioni. Come quelle del segretario generale dello Spi-Cgil, Ivan Pedretti. Quest’ultimo ha rilasciato qualche importante dichiarazioni ai microfoni dell’agenzia di stampa ‘Ansa’. Nel corso della presentazione del suo libro “Perennial” a Firenze ha dichiarato: “Il problema non è quello delle pensioni, ma quello del non lavoro per i giovani. Se continueremo ad essere un Paese che non dà lavoro stabile alle nuove generazioni ci sarà sempre il problema previdenziale. Se la gente lavora meno, paga meno contributi, quindi meno risorse per pagare le pensioni”.

In conclusione anche quelle dell’ex sottosegretario al Welfare, Alberto Brambilla: “In merito a questa gara tra partiti e sindacati per ridurre le età di pensionamento: 64,3 anni quella effettiva al 2021 se si considera il complesso delle pensioni di anzianità, vecchiaia e dei prepensionamenti”.

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