I numeri spaventosi messi in luce dall’ex presidente dell’Istat in occasione degli Stati Generali della natalità. Si parla di un declino a dir poco irreversibile nel giro di alcuni decenni, che porterebbe a danni difficilmente gestibili sia dal punto di vista sociale che da quello economico, ma anche culturale, mettendo un’ipoteca sul futuro vero e proprio del nostro Paese.
Ieri a Roma si è infatti aperta questa importante manifestazioni in cui oggi si sono incontrati la premier Giorgia Meloni e Papa Francesco. Un momento necessario per fare luce su quella che, sottotraccia, rappresenta il più grande allarme per il nostro Paese, al punto da celare il rischio di pregiudicarne il futuro in maniera irreversibile.
Si tratta della terza edizione di questa fondamentale kermesse, capace peraltro di attirare l’attenzione in maniera trasversale tanto dalla politica quanto dai media o dalla popolazione in generale, particolarmente colpita quando si tocca un tema estremamente concreto come quello della famiglia e della natalità. In ogni caso, un dato risulta evidente a tutti gli addetti fin dal primo momento. Che la situazione nel nostro Paese è estremamente preoccupante, ed è necessario al più presto un cambio di rotta, che per essere incisivo necessita di essere assolutamente netto.
La problematica che inchioda l’Italia a un terribile rischio
Il primo a mettere in luce la trasversalità della problematica è lo stesso presidente della kermesse Gigi De Palo, che ha spiegato come quello della natalità venga descritto come un argomento “divisivo” quanto in realtà coinvolge tutti ed è assolutamente non trascurabile. Per cui è assolutamente insensato contrapporre tra loro ideologie a dir poco discutibili ma soprattutto strumentali al discorso sterile della politica politicante.
La soluzione è quella di mettere in pratica risposte concrete alle famiglie e a coloro che hanno intenzione di crearne una. Lo stesso Mattarella, nel suo messaggio inviato all’evento, ha ha descritto quella della genitorialità come una strada ardua. Ma ancora più duro e preoccupante è stato il monito dell’ex numero uno dell’Istat Blangiardo, che da tempo si occupa di combattere anima e corpo il problema dell’inverno demografico con gli strumenti a lui confacenti, ovvero lo svelamento dei numeri che certificano la realtà.
L’Italia oggi, per il demografo, un Paese che “perde popolazione”, e questo porterebbe nel giro di qualche anno a non renderlo più “un grande Paese”. Per la prima volta nella storia, da diversi anni in Italia ci sono più morti che nati, in una proporzione che ogni anno aumenta. In pochi decenni si preannuncia la scomparsa di una decina di milioni di persone, numeri da capogiro, che porterebbero alla perdita di quantità di Pil pari a circa 500 miliardi. E una conseguente situazione altamente ingestibile dal punto di vista della previdenza sociale, per le pensioni e il welfare ad esempio.