“Spese pazze”, confermata la condanna nei confronti di Marco Monari: le accuse contro l’ex capogruppo del Partito Democratico
Alla fine si sono aperte le porte del carcere per Marco Monari. L’ex capogruppo del Partito Democratico in Emilia-Romagna è finito al centro della bufera per via del processo relativo alle “Spese pazze“. Ovvero soldi che erano destinati ai gruppi consiliari ed invece venivano spesi in altri modi. In particolar modo per spese personali ed anche per pagare cene, viaggi, hotel. Insomma, nessuna di queste era inerente con il mondo della politica. Pochi giorni fa è stato portato in prigione. Ad annunciarlo ci ha pensato “Il Resto del Carlino”. Adesso la sua condanna è diventata definitiva. Se prima c’erano dubbi adesso non ce ne sono più.
Negli ultimi giorni la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’ex politico. Lo stesso che aveva deciso di fare appello contro la sentenza di secondo grado. Nel 2022 era stato condannato a quattro anni e cinque mesi per un peculato pari a 20.000 euro. Dopo la sentenza definitiva la Procura generale ha chiesto l’esecuzione: così fu portato nel carcere di Forlì. Spese che gli vengono contestate nel periodo tra il 2010 e 2011. L’inchiesta della Procura di Bologna iniziò nel 2012. Fino a quando non arrivarono le dimissioni dal ruolo di capogruppo del Pd in Regione Emilia-Romagna nel novembre del 2013. I suoi consiglieri finiti sotto inchiesta: ben 41.
“Spese pazze”, condanna definitiva per Marco Monari

Soldi utilizzati per acquistare libri, regali (una tutina per bambini), dai fiori ai farmaci. Addirittura venne chiesto un rimborso per i 50 centesimi spesi per accedere a un bagno pubblico. I colpi fi scena non sono finiti qui visto che spunta anche un sex toy. Senza dimenticare i ristoranti e hotel, ovviamente di lusso. Un importo di 940.000 euro, anche se la condanna è stata per 20.000. Nel 2017 la condanna dalla Corte dei Conti. Con risarcimento alla Regione Emilia-Romagna di 518.000 euro.
Senza dimenticare un weekend da 1600 euro a Venezia insieme ad una collaboratrice. Un hotel vicino al Canal Grande che costò 1.100 euro. Escluse spese di viaggio e ristoranti. Un processo che terminò con molte archiviazioni e assoluzioni. La sentenza di primo grado arrivò per lui a fine 2017: condannato a 4 anni e 4 mesi, patteggiò una pena di un anno per le spese legate alla legislatura precedente. La sentenza d’appello arrivò nel 2022: fu assolto per una parte di spese.