Il Premier italiano lascia l’Islanda per andare in Alaska, ma il vertice è servito anche per ritrovare armonia coi francesi
Il disgelo che ci volevo ed era tanto atteso. Un vertice importante, di quelli che, lì per lì, servono per mettere in sesto alcune cose su bilanci, clima e fare il punto sulla guerra. Ma per lItalia e Francia è stato qualcosa di più alla fine. Già perché quando due settimane fa circa, il ministro dell’Interno francese Gérard Darmanin ha attaccato l’Italia e la politica di Meloni, la situazione era bollente anzi, più che bollente tra i due paesi. E invece a Reykjavik è stato il punto in cui i due paesi e soprattutto i due Premier si sono riavvicinati e fatto la pace. Ed era importante perché l’Italia non può stare senza la Francia e viceversa. E questo lo sanno bene i due principali capi dei due governi.
Dopo aver partecipato alla prima giornata di lavori del vertice del Consiglio d’Europa a Reykjavik, il presidente del Consiglio ha già lasciato l’Islanda, per andare ad Anchorage, in Alaska, dove farà uno scalo. Da lì, secondo quanto si apprende, proseguirà verso Hiroshima, dove si terrà la riunione del G7. Di ritorno in Italia è prevista uno scalo ad Astana, capitale del Kazakistan. Ma quello che più conta è che tra Italia e Francia ci sia stato un disgelo importante. Un clima di “grande cordialità” tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni durante il vertice del Consiglio d’Europa a Reykjavik, in Islanda. A farlo trapelare sono state le fonti italiane del governo.
E a suggellare questa nuova intesa tra Italia e Francia sono arrivate le parole di Macron che ha allungato la mano verso l’Italia e la Meloni: “L’Italia non può essere lasciata sola davanti alla pressione dei flussi migratori. Con Giorgia Meloni ci confronteremo, spero di poter cooperare con il suo governo“. A questo vertice non mancava proprio nessuno, tanto che la Meloni si è trattenuta parecchio pure col premier britannico Sunak, con il quale era stata qualche settimana fa a Londra. Ma anche col cancelliere tedesco Scholz e altri leader, conversando anche con il cardinale Pietro Parolin e il primo ministro ucraino Shmyhal.
Ora toccherà ai funzionari del partito di Macron di creare le giuste condizioni per far rientrare le cose e soprattutto far tornare il sereno tra i due paesi. E il passo che hanno segnato Macron e Meloni è la strada da seguire per far sì che Italia e Francia ritrovino la giusta cooperazione e la giusta armonia per lavorare insieme e risolvere i problemi.