Ormai da anni la nota società falsificava bollette doganali e altri documenti per addebitare spese non dovute
Una nota società di spedizioni è stata interdetta dall’esercizio dell’attività d’impresa per sei mesi a seguito di un’indagine della locale Procura della Repubblica. I finanzieri del Comando Provinciale di Genova hanno scoperto un sofisticato sistema di frode messo in atto dalla società, che falsificava bollette doganali ed altri documenti per addebitare spese indebite ai propri clienti.
Il Nucleo Operativo Metropolitano coordinato dal I Gruppo Genova ha rivelato che la società, con sede a Genova e uffici a Vicenza, considerata motore di un sodalizio criminoso, è stata applicata l’interdizione dall’esercizio dell’attività d’impresa per responsabilità amministrativa delle persone giuridiche ex art. 24 ter in funzione del reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di molteplici illeciti, tra cui la truffa aggravata e ai danni dello stato, la falsificazione materiale e ideologica di svariati documenti doganali attraverso la sostituzione di codici in documenti ufficiali, l’apposizione di timbri e la creazione ad hoc di false bollette doganali di transito “T1”.
Come operava l’azienda
La società di spedizioni operava nel settore da oltre 60 anni e durante questo tempo è stata in grado di perfezionare il suo modus operandi. In oltre 1.600 importazioni di merci che dovevano essere sottoposte alla prevista verifica sanitaria, il sodalizio criminale attestava falsamente in dogana attraverso un codice (presso i porti di Genova, Napoli, Salerno e Bari) che le merci in importazione ne erano esenti. Diversamente ai clienti veniva fatturata la prestazione resa per la falsa verifica sanitaria e venivano richiesti altresì le tasse da versare all’ufficio di Sanità Marittima del Ministero della Salute. Il sistema di frode messo in atto dalla società di spedizioni era talmente sofisticato che, per evitare che i clienti scoprissero le false visite doganali, prima di consegnare il container a destinazione rimuoveva il sigillo originario apponendone uno posticcio.
Questo consentiva alla società di continuare a operare indisturbata, generando un arricchimento di oltre 620.000,00 euro. Durante le indagini i finanzieri sono riusciti a recuperare nei cassonetti dei rifiuti nei pressi della sede della società dei falsi documenti che erano stati strappati. Sono state recuperati, altresì, i timbri con la dicitura “VISITA” e “SCANNER” che servivano per perpetrare i falsi. La società ha ammesso le condotte illecite contestate e ha in parte risarcito i clienti per un importo di circa 540.000,00 euro. Tuttavia, ci sono ancora molte questioni irrisolte riguardo alla frode messa in atto dalla società e alle eventuali ripercussioni legali per coloro che hanno gestito il sistema di frode.