La ragazza si è resa conto che qualcosa non andava nel momento in cui ha avuto difficoltà a muovere il mouse
La vita di Emma Lawton ha subito una svolta inaspettata quando, a soli 29 anni, le è stata diagnosticata la malattia di Parkinson. Tutto ha avuto inizio mentre lavorava come graphic designer e ha notato di avere difficoltà a muovere il mouse. Preoccupata per questo sintomo insolito, ha deciso di cercare aiuto medico. Poco dopo è arrivata la diagnosi: Parkinson, una condizione che di solito si manifesta in età avanzata. Questo è stato solo l’inizio di un lungo e difficile percorso per Emma, ma anche l’inizio di una nuova vita.
I sintomi del Parkinson si sono rapidamente manifestati. I muscoli del collo hanno cominciato a cedere, rendendole difficile sollevare la testa.
È stata una prova difficile da affrontare, ma Emma ha scelto di non lasciarsi abbattere: “Convivere con questa condizione – ha detto a metro.uk – è difficile, non lo nego, ma dipende da te fino a che punto vuoi spingerti e vivere una vita al di là di questa condizione“. La sua determinazione e la sua positività l’hanno aiutata a superare i momenti difficili.
I primi sintomi, poi la scoperta
Dieci anni fa, Emma ha ricevuto la conferma ufficiale della diagnosi di Parkinson. Nel 2013, mentre lavorava accanto a una collega con la sindrome del tunnel carpale, ha iniziato a sospettare di avere anche lei qualche problema simile. Nonostante inizialmente non fosse molto preoccupata, ha deciso di prendere sul serio la situazione dopo le preoccupazioni espresse dai suoi genitori. Ha consultato il medico di famiglia, il quale ha notato alcuni sintomi sospetti, come l’assenza di movimento regolare del braccio mentre camminava. Il medico l’ha quindi indirizzata a un consulente neurologico in ospedale per ulteriori approfondimenti.
Le scansioni cerebrali hanno confermato che Emma si trovava nelle prime fasi del Parkinson, una notizia sconvolgente per una giovane donna che aveva in mente un futuro pieno di matrimoni, figli e una carriera di successo: “Ero devastata. Pensavo che questa fosse una malattia che colpisse solo i nonni delle persone. In realtà, ci sono più di 40 sintomi possibili del morbo di Parkinson e può colpire chiunque, giovane o anziano“. Tuttavia, Emma ha deciso di non farsi abbattere e di trovare modi per vivere una vita piena nonostante la malattia. Grazie al suo amore per la moda e la creatività, ha deciso di tingere i capelli di un vivace colore rosa, che le ha dato fiducia. Inoltre, ha aperto un blog per condividere la sua esperienza e trovare sostegno nella comunità online. Con il supporto della sua famiglia, dei suoi amici e del suo team medico, Emma è riuscita a mantenere una mentalità positiva.
L’operazione e il blog
Recentemente ha subito un intervento chirurgico che le ha cambiato la vita in modo radicale. Si tratta di un’operazione “rivoluzionaria” che ha permesso di sollevare la sua testa e rafforzare la colonna vertebrale: “Sono state utilizzate 30 viti in titanio per sostenere la colonna vertebrale e sollevare la testa. Inoltre, sono stati inseriti dei cunei nella parte anteriore del collo per sostenere il peso della testa“. Questa procedura rischiosa aveva il potenziale di lasciare Emma paralizzata, ma la speranza di migliorare la sua qualità di vita era più forte del timore dei rischi.
L’operazione si è rivelata un successo straordinario. Dopo l’intervento, Emma ha dovuto intraprendere un duro percorso di riabilitazione per imparare nuovamente a camminare. L’equilibrio e il controllo muscolare erano completamente compromessi, ma lei non si è mai arresa. Ha affrontato le sfide con tenacia e perseveranza, superando ogni ostacolo sulla sua strada. Oggi, Emma è pronta a sfilare di nuovo sulla passerella della vita. Parteciperà all’evento di beneficenza “Catwalk To A Cure” nel Regno Unito, che sostiene la ricerca e la sensibilizzazione sul Parkinson: “Non vedo l’ora di vedere i volti di tutti e guardarli negli occhi per la prima volta dal palco. Penso che ci sia un’idea sbagliata che il Parkinson colpisca solo gli uomini più anziani e che ti distrugga la vita. Sono la prova che questo stereotipo non potrebbe essere più sbagliato“.