“La partecipazione è fondamentale, non possiamo permetterci di essere passivi”, ne è convinto il talentuoso ed istrionico attore Leo Gullotta che ha deciso di dare il proprio contributo all’Albero delle Identità, manifestazione che quest’anno approderà a Roma in occasione del Festival dello Sviluppo Sostenibile. Appuntamento a Piazza Vittorio dal 25 maggio al 1 giugno.
Ci sono Alberi che non si nutrono di terra, ma della partecipazione delle persone. Sono gli Alberi delle Identità, opere di arte collettive. Le loro foglie sono di creta, realizzate da singoli cittadini, riportano un’abilità. Cosí zone e quartieri, prima abbandonati, trovano una nuova vita trasmettendo un messaggio unico: il rispetto dei diritti umani, in particolare del diritto all’istruzione.
Dalla provincia di Roma con le Stazioni di Settebagni e Monterotondo a quella di Battipaglia, in provincia di Salerno. E poi giardini come quello Calipari di Piazza Vittorio a Roma, il parco della Rinascita di Baronissi (Salerno) o la riserva del Tevere Farfa a Nazzano, ogni Albero rappresenta e valorizza l’unicità delle diverse comunità educanti che abitano e vivono quegli spazi.
Più di 12 mila persone coinvolte in questi 9 anni che diventeranno ancora di più con l’appuntamento a Piazza Vittorio dal 25 maggio al 1 giugno, in occasione del Festival della Sostenibilità. Chi vorrà, potrà entrare a far parte dell’opera artistica collettiva. E allora, e a loro, è arrivato il sostegno da un volto molto conosciuto e amato, quello di Leo Gullotta, una carriera artistica straordinaria tra tv, cinema e teatro. Una vita sul palco che non ha bisogno di presentazioni. “I diritti – ci racconta in un ossigenante confronto sul valore sociale dell’arte – sono una parola che deve entrare nell’animo di ogni cittadino. Per farli crescere e mantenerli non si può essere passivi, ma bisogna avvicinarsi agli altri e conoscere chi non li ha, ma vorrebbe conquistarli. In questo momento in Italia lo stato di salute dell’albero dei diritti è claudicante. E’ questa la mia opinione da cittadino. Abbiamo un Governo che non intende avvicinarsi alla parola diritti. Non servono questi balletti. Non è concepibile in un Paese democratico come il nostro. Per questo la partecipazione è fondamentale, non possiamo permetterci di essere passivi. Domandiamoci sempre il perché, come se fossimo bambini. Questo ci aiuta e, come l’albero che è emblema di forza, vita e crescita, anche i diritti, solo se hanno forti radici, possono crescere con tante foglie”.
Leo Gullotta che, a 77 anni ha messo nero su bianco tanti ricordi nel libro La serietà del comico (Sagoma), scritto con Andrea Ciaffaroni, con noi ripercorre i primi passi, quando a Catania, città di provincia, si avvicinò al teatro, non perché arso dal fuoco sacro della recitazione, ma per puro caso. “Mi chiamavano Gullottino. All’epoca non c’erano molte cose da fare oltre la scuola. Io sono cresciuto a Catania e come sa chiunque sia nato in un quartiere popolare, la vita lì arriva prima. E i miei genitori insegnandomi il valore dell’onestà, mi hanno dato qualcosa che ancora porto dentro. E’ stata questa l’abilità che più di tutte mi ha accompagnato negli anni e che metterei sull’albero. L’onestà mi ha concesso il lusso di essere autentico. Il pubblico sa riconoscere benissimo chi non lo è, fiuta chi non è generoso. Per questo bisogna conoscere, non imitare. Ho lavorato coi grandi del cinema e del teatro e mi sono confrontato con tutti. Da questi monunmenti dell’arte fino all’ultimo dei siparisti ho imparato quanto l’impatto umano sia fondamentale. Con Sciascia, Camilleri, Giuseppe Fava, Nino Manfredi e tanti altri nomi ho vissuto il piacere di lavorare e costruire, con studio e preparazione, il proprio percorso. Sempre pronti a dare di più a quel pubblico che tanto merita”.
Per Gullotta la vita è ancora ricca di soprese e iniziative, ma la riflessione va alla particolare congiuntura che stiamo vivendo. “La guerra la pandemia, il villaggio globale, il consumismo. Fermiamoci e alziamo gli occhi, per osservare la bellezza che ci circonda, anche quella umana, fatta di volti e nomi. La vita è un meraviglioso gioco”.