Il Corriere della Sera ha pubblicato sul proprio sito un video che mostra chiaramente tutto quello che succede
C’è un elemento insolito spicca tra gli alberi: il tricolore italiano. Questo indizio, accompagnato da scritte in arabo che richiamano la regione di Béni Mellal-Khénifra, nell’entroterra marocchino, porta alla mente un recente viaggio compiuto dal Corriere della Sera nella città dei grossisti della droga, Fquih Ben Salah, e in Oued Zem, un luogo da cui provengono molti giovani spacciatori che operano nei boschi italiani.
Secondo fonti marocchine, mentre altri gruppi di ragazzi emigrati in Francia o in Belgio sono cauti nell’esibire pubblicamente i frutti dei loro reati (probabilmente lo spaccio), questa volta nel video pubblicato sui canali social del prestigioso quotidiano si può vedere una situazione completamente diversa. Non solo non nascondono il volto, ma contano apertamente le banconote, vanto da condividere. Questo comportamento può influenzare anche i coetanei rimasti nelle regioni povere con alti tassi di analfabetismo e abbandono scolastico. Purtroppo, potrebbero essere affascinati dai facili guadagni, indipendentemente dal modo in cui sono stati accumulati, e potrebbero tentare anche loro l’avventura in Italia.
Lo spaccio di droga nei boschi
Il tutto è avvenuto a Varese e forse, a causa della sua collocazione geografica periferica (a differenza del noto boschetto della droga di Rogoredo, che ha attirato molta attenzione mediatica), il tema delle bande marocchine non sta ricevendo l’attenzione dovuta dalle istituzioni esterne. Nonostante i cinque omicidi, il numero imprecisato ma probabile di crimini irrisolti e le numerose indagini, compresa l’ultima condotta dal sostituto procuratore di Busto Arsizio, Ciro Caramore, e dai carabinieri guidati dal comandante provinciale Gianluca Piasentin, che hanno impedito sanguinosi scontri finali tra bande rivali, sembra che la situazione non stia cambiando.
Il Marocco, secondo fonti governative italiane e americane, è il principale produttore mondiale di hashish, con una media annua di 20.000 ettari coltivati a resina di cannabis, una superficie equivalente a quella di Milano. Tuttavia, è anche uno dei principali hub intercontinentali per la cocaina, che proviene principalmente dal Sud America, in particolare dal Brasile, grazie alla sua logistica favorevole: da un lato, l’Atlantico, dall’altro, il Mediterraneo. Nella provincia di Varese operano gli intermediari, mentre in Marocco i grossisti godono dei profitti investendo in terreni, case, locali e nuovi quartieri residenziali lungo la costa di Casablanca, affacciati sull’oceano. Tuttavia, è evidente che alla base di tutto ciò persiste una domanda infinita di droga da parte degli italiani, che si avventurano nei boschi pur di soddisfare il loro bisogno quotidiano. Giovani, adulti, persino mamme. Sia di giorno che di notte.