Il problema non sembra avere soluzione e a queste condizioni sembra inevitabile dover fare ricorso ai supplenti
La carenza di docenti sta raggiungendo proporzioni preoccupanti, con oltre 600 posizioni vacanti considerando solo il Lazio. Sempre più insegnanti decidono di lasciare la regione e le cattedre delle scuole per fare ritorno alle loro città d’origine dopo anni di precariato, approfittando della possibilità di ottenere una posizione stabile. Tra coloro che scelgono di restare e quelli che preferiscono andarsene, non c’è tempo né volontà di ponderare sulla decisione. Questa situazione rappresenta uno scenario complicato in vista di settembre, con le scuole ancora aperte e un nuovo anno scolastico che si avvicina.
Secondo il rapporto sulla mobilità dei docenti tra le diverse regioni italiane, su un totale di 4.607 insegnanti titolari nel Lazio, ben 1.219 hanno deciso di spostarsi altrove. Mario Rusconi, presidente di AssoPresidi di Roma, riassume la situazione affermando che questi insegnanti “non confermano la loro posizione e scelgono di andare altrove“. Le motivazioni dietro questa scelta possono essere personali o legate alla qualità della vita, come la riunificazione familiare. Sebbene sia comprensibile, saranno gli studenti a pagare il prezzo di questa carenza, dovranno affidarsi a supplenti che potrebbero non essere adeguatamente preparati. Questo problema è particolarmente sentito nelle materie scientifiche come Matematica, Fisica e Chimica, dove si registra una carenza significativa di docenti, tanto che l’anno scorso molti istituti sono stati costretti a fare appello a laureandi.
Scuola, è allarme rosso sui docenti
Analizzando i trasferimenti dei docenti, dei quasi 5.000 insegnanti titolari, 3.388 hanno confermato la loro permanenza nel Lazio, mentre quasi 800 insegnanti hanno deciso di tornare in Campania. Si tratta del movimento più consistente, seguito da 161 insegnanti che tornano in Sicilia, 75 in Calabria e 51 in Abruzzo. Complessivamente, 1.219 insegnanti lasceranno il Lazio senza che altre regioni inviino altrettanti docenti per mantenere l’equilibrio. Solo 154 insegnanti arriveranno dalla Lombardia, attratti dalle stesse motivazioni che hanno spinto i loro colleghi a lasciare il Lazio. Altri 79 arriveranno dalla Toscana, 56 dall’Emilia-Romagna e 42 dal Veneto. Il presidente dell’AssoPresidi romani analizza la situazione affermando che non sarà possibile coprire tutte le posizioni vacanti nonostante l’assicurazione del ministro dell’Istruzione che a settembre non ci saranno carenze di docenti.
Sarà inevitabile fare affidamento su supplenti, con tutte le incognite che ciò comporta e che non possono essere previste. Come accade ogni anno, molte materie rimarranno “scoperte” per settimane o addirittura mesi dopo la campanella inaugurale. “Lo scorso anno, le assunzioni sono arrivate solo a gennaio“, ricorda Rusconi. È evidente che ciò crei disagi, inoltre molti insegnanti non accettano incarichi di supplenza a causa dell’incertezza sulla loro durata. Potrebbe trattarsi di poche settimane o di mesi, e molti preferiscono rifiutare tali incarichi. La questione finale riguarda le risorse finanziarie e le retribuzioni degli insegnanti. “Se un laureato in Fisica o Matematica che ha superato un concorso non viene chiamato e trova un impiego in un’azienda, ad esempio, è difficile che accetti l’incarico anche se viene chiamato“, conclude il presidente dei presidi romani. E così, il problema della carenza di docenti nelle scuole continua senza soluzione.