Tommaso Giuntella, giornalista di Agorà, in esclusiva a nostri microfoni: “C’è tensione in vista di Roma-Siviglia. Una minima speranza c’è”.
Pantalone beige, giacca color avion, cravatta rigorosamente a strisce giallorosse. Tommaso Giuntella, giornalista di Agorà e volto tra i più noti dei cronisti che importunano politici fuori dai palazzi della politica, oggi è’ particolarmente teso. Campo largo? Sì ma solo quello dello stadio Puskas Arena di Budapest. Stasera la Roma contro il Siviglia si gioca la coppa, l’Europa League. Notizie.com lo ha intercettato fuori dalla Camera dei Deputati, ingresso via Della Missione… perché la Roma stasera è attesa ad una missione!
Tommaso Giuntella, Rai 3 Agorà, sono partita necessariamente dalla cravatta. L’aria è di quelle tese.
“Sì molto“.
Perché?
“E’ una finale, siamo tesi. In particolare, è una partita che arriviamo con infortuni, con una serie di problemi e quindi chissà. Una minima speranza c’è“.
Hai un’idea di formazione in testa?
“Chissà se gioca Llorente. Sicuramente ci sarà Smalling e noi ci aggrappiamo a lui. Poi la solita formazione che abbiamo sempre visto con il dubbio Dybala, che io mi giocherei nella parte finale della partita. Mourinho ha detto che ha 20-30 minuti e io lo metterei intorno al 70esimo minuto. Prima speriamo di reggere con il pullman davanti alla porta e chissà riusciamo a strapparla“.
Il discorso motivazionale di Mourinho quale potrebbe essere?
“Io penso che lui farà vedere le immagini di questa città, di come sta la gente in queste ore, dello stadio. Ricorderà come siamo arrivati in finale. Io gli farei anche sentire le parole del presidente del Siviglia che dice la vinciamo noi. Mourinho è maestro in questo e io mi fido molto”.
E’ stata scaramanzia beccare prima l’ex premier Conte?
“Sì, abbiamo un gioco che è iniziato lo scorso anno. Nel giorno di Roma-Leicester beccai Conte e Damiano dei Maneskin e da lì ci venne in mente di rifarlo prima di Roma-Feyenoord. E quindi l’abbiamo rifatta per le due sfide contro il Bayer e a quel punto bisognava farlo anche per la finale sempre con la stessa cravatta e le stesse parole“.
Intervista a cura della nostra inviata Luigia Luciani