Marco Strano, criminologo di fama mondiale, in esclusiva ai nostri microfoni: “Il killer è sembrato un uomo immaturo. Ecco perché ha ucciso”.
Cosa ha portato Alessandro Impagnatiello ad uccidere Giulia? Difficile in questo momento dare una risposta a questa domanda. I dubbi sono diverse e anche le idee. La nostra redazione ha contattato Marco Strano, criminologo di fama mondiale, per entrare nella testa del killer di Senago e provare a dare delle risposte importanti.
“Su questa vicenda ho la mia opinione – ha detto ai nostri microfoni Marco Strano – il killer è un uomo immaturo, che voleva un successo facile ed una vita spensierata. Ad un certo punto però si è trovato davanti ad una situazione complicata, che lo ha portato ad un bivio e non è riuscito a trovare la soluzione“.
Il criminologo ha ricordato che Impagnatiello “faceva il barman a Milano e amava la bella vita. Nel giro di poco tempo è stato catapulatato in un vortice familiare che non voleva: un figlio di sei anni e un nuovo bambino in arrivo. Senza dimenticare che era fidanzato anche con una ragazza più giovane e anche lei era rimasta incinta anche se poi aveva abortito“.
Marco Strano: “L’omicidio potrebbe essere stato anche un gesto autodistruttivo”
Marco Strano ha tenuto ha precisare che lui non ha “nessuna intenzione di giustificare il killer, ma semplicemente spiegare cosa possa essere passato nella sua testa in quei momenti. La situazione era assolutamente critica: viveva con una ragazza incinta, aveva già un bambino e possiamo dire che magari era una nuova forma di responsabilità simile a cui non era pronto. Senza dimenticare che la nuova ragazza aveva abortito. Evidentemente aveva passato un forte periodo di stress. Sull’omicidio premeditato non posso avere certezza, ma dire più impeto“.
II criminologo, invece, non crede all’ipotesi dell’omicidio dopo il litigio. “Non penso che sia stato questo. Io credo che nella sua testa era arrivato al limite ed ha ucciso la donna che credeva fosse quella che poteva dargli più problemi. Un omicidio maturato in una condizione complicata visto che le tre donne si conoscevano tra loro. Deve aver pensato che questa fosse la soluzione più semplice, ma non escludo anche un fine autodistrutto in questo gesto. Nel senso andare in carcere ed uscire da un problema che lo stava tormentando“