In una intervista a Repubblica parla la presidente dell’Ance riguardo alla possibilità di non considerare i soldi europei
“Attenzione a tagliare infrastrutture e opere pubbliche per “velocizzare” il Pnrr“. L’altolà arriva da Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, l’associazione dei costruttori e delle imprese edili che fa capo a Confindustria, che osserva con preoccupazione alla revisione del Piano avviata dal governo. Il suo più che un allarme è un appello a chi sta decidendo di attuare una politica che potrebbe essere rischiosa: «Non sono le nostre imprese che stanno rallentando il Pnrr, noi anzi abbiamo una velocità doppia rispetto ad altri settori. Prima di arrenderci e di archiviare i progetti, soprattutto le piccole opere, indispensabili per far crescere i territori, proviamo invece a intervenire sulle criticità».
E’ anche vero che la stessa Brancaccio tempo fa aveva avvistato a più riprese della difficoltà legata alla garanzie con il serio rischio di vedere le gare per realizzare le nuove opere o di intervenire su quelle già esistenti, andare completamente deserte ma adesso cerca di spiegare: “In un momento in cui c’è una così alta concentrazione di gare i nostri plafond tendono a esaurirsi, e quindi può succedere che non riusciamo a partecipare alle gare per via delle garanzie. Abbiamo chiesto una sorta di contro-garanzia Sace, in modo da avere la possibilità di continuare a lavorare e produrre».
C’è anche un problema legato all’aumento dei prezzi per quanto riguarda il costo dei materiali e la nuova relazione del governo ne fa menzione e la indica anche come problema per il rallentamento dei vari progetti che ci sono in cantiere. «Sulla questione dell’aumento dei prezzi e del caro-materiali ci sono leggi e decreti per affrontarla e risolverla. I fondi per il Pnrr sono già arrivati alle imprese, mentre per le altre opere manca ancora un miliardo per il 2021-2022″.
Non è vero quindi che c’è una mole eccessiva di progetti, una “polverizzazione”, come ha detto più volte il ministro Fitto? «Io ho molta stima nei confronti del ministro Fitto, che è un grande esperto dei fondi europei. Fin dall’inizio lui ha detto che voleva un quadro completo dello stato delle opere. Questo quadro ancora non c’è perché la piattaforma Regis è complicata e i Comuni non riescono ad accedervi”.